Category Archives: Giornalino

Dicembre 2006

La corsa della solidarietà

Amici carissimi, mentre sto programmando il prossimo viaggio in Nigeria, insieme al confratello P. Luciano Baffigi e alla volontaria Leda Crini, mi giunge sollecito per l’invio dell’Editoriale a me affidato e per altre informazioni necessarie al completamento del numero natalizio dell’Eco. In questo breve spazio desidero comunicarvi i motivi di questo mio ritorno a breve distanza tra i confratelli della Custodia Cappuccina nigeriana: il 26 Novembre si inaugurerà ufficialmente, con Solenne Benedizione, la nuova casa di noviziato in Benin City e il 30 ci sarà la consacrazione della Chiesa e la Benedizione della piccola Casa sollievo della Sofferenza dedicate, insieme al preesistente Convento, a S. P. Pio da Pietrelcina. È un traguardo che abbiamo raggiunto, preceduto da un cammino di sofferenze, di ansie e di attese, sempre sostenute da fiducia e speranza. Ho creduto fermamente in questo progetto, perché ho percepito fin dagli inizi, che non era solo un desiderio del sottoscritto o dei confratelli missionari in Nigeria, ma volontà di Dio e di tutti gli amici benefattori e cooperatori, di cui il Signore ha voluto servirsi, e che adesso commosso ringrazio per averci, con le loro parole, il loro affetto e, soprattutto con i loro contributi economici, incoraggiati ad andare avanti fino al completamento dei lavori. Ancora molto abbiamo da compiere. Abbiamo vinto una tappa, non ancora la corsa. Restano: l’arredamento, strutture di sostegno, suppellettili, volontari per assistenza medica e pedagogica. Crediamo fermamente che i disegni di Dio devono essere supportati da difficoltà e sofferenze, ma altrettanto fermamente crediamo che il Signore porta sempre a termine l’opera sua. Quando vi giungerà questo numero saremo già prossimi al Natale ed io sarò fresco dell’esperienza nigeriana, vissuta – come dicevo prima - nel nuovo complesso cappuccino di Ibadan dedicato a S. Padre Pio da Pietrelcina, ed è proprio con le parole del Santo che voglio inviare a tutti voi, a nome del C.A.M., dei fratelli missionari e delle popolazioni che incontreremo in questo nostro viaggio, l’augurio di Buon Natale, unito alla nostra preghiera.

Gesù Salvatore sia la stella che vi guida lungo il deserto della vita presente.

fra Corrado Trivelli

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Ottobre 2006

Pagine di speranza

In prossimità del Convegno Ecclesiale della Chiesa Italiana, che si celebra nel prossimo mese di Ottobre, frequenti sono gli inviti rivolti ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà, che con cuore sincero cercano la verità: -Convertirsi alla speranza. -Essere testimoni della speranza. -Essere testimoni di Gesù Risorto, Speranza del mondo. Le risposte alla nostre ansie, paure e preoccupazioni per le spirali di violenza e di morte che minacciano il mondo, alle sofferenze fisiche e morali, vanno cercate in Colui che “dopo morto è tornato in vita“. La sera di quel Venerdì Santo le autorità giudaiche e romane erano persuase che il capitolo Gesù di Nazareth si fosse chiuso per sempre. Ma per la potenza di Dio quest’uomo ha vinto la morte e una nuova pagina si è aperta nella storia umana. La pagina della speranza. Ogni generazione è chiamata a proclamare questo evento. Anche la nostra. Alle prese con una serie di cambiamenti culturali, scientifici, religiosi, che sembrano rifiutare anche la sola ipotesi di un futuro di Risurrezione, il cristiano continua a porre la sfida della speranza. Soprattutto i fratelli missionari comunicano con le loro scelte e la loro vita che la speranza è responsabilità di riconoscere che il Regno di Dio è già presente e incomincia qui. Lo dichiarano coloro che hanno avuto occasione di condividere esperienze in regioni missionarie “ad Gentes “, alcune delle quali sono raccolte in questo numero di Eco delle Missioni. Lo Spirito del Signore ha suscitato tra questi evangelizzatori magnifici testimoni della speranza, talvolta anche Martiri della Speranza, come Suor Leonella, l’ultimo anello di una lunga catena che non accenna a finire. Fratelli e sorelle immolati, che hanno creduto che la speranza non va annunciata solo in riferimento alla fine dei tempi, ma deve essere responsabilmente riconosciuta seme del Regno già presente in questo mondo, nell’oggi che stiamo vivendo, e nel partecipare all’impegno e alla lotta per superare ogni ostacolo alla pace, alla giustizia, alla fratellanza universale.

fra Corrado Trivelli

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Giugno 2006

Semi di missione, frutti di speranza

Quest’anno (2005-2006), l’itinerario formativo alla missionarietà ha avuto come tema: “Semi di Missione Frutti di speranza“. I periodi liturgici, soprattutto i tempi forti, sono stati caratterizzati da particolari messaggi per dire “Speranza al Mondo“, riferendosi ai cinque Continenti del nostro pianeta. ● Una speranza di pace per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla guerra, genocidi, massacri, distruzione quasi totale di etnie: Africa. ● Una speranza di generosità per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dal lavoro, bambini sfruttati, posti sotto il peso di lavori superiori alle loro deboli braccia: Asia ● Una speranza di fraternità per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla solitudine. I mali silenziosi della società dell’abbondanza. A farne le spese sono sempre i bambini, vittime di una solitudine interiore e di ritmi di vita frenetici che non lasciano spazio che alla materialità: Europa. ● Una speranza di solidarietà per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla povertà e dalla fame. Dove c’è assenza di acqua, perché mal distribuita e, quindi, non vi è cibo: Oceania ● Una speranza di giustizia per far fiorire il mondo, dove le ali sono spezzate dalla mancanza di istruzione e il 70% della popolazione non ha completato la scuola primaria: America. Costatando le tragiche miserie presenti sul nostro pianeta, siamo tentati di rifugiarci nello scoraggiamento. Ma la Parola di Dio, che ci ha accompagnato fino ad oggi nel cammino per un fedele impegno alla missione, ci ha fornito strumenti e stimoli, per farci vivere lo spirito di attesa nella speranza. Abbiamo compreso che la speranza tornerà a brillare insieme al Figlio di Dio fatto uomo e vivente in mezzo a noi. Tornerà a brillare per condurci alla conversione del cuore accogliendo quei semi di bene che il Signore ha gettato nei solchi della nostra Storia. Dobbiamo convertirci alla speranza, per vivere la gioia che il Cristo Risorto ci dona rendendoci partecipi di una vita nuova, che diventi speranza per tutti i popoli. Abbiamo celebrato di recente la Solennità della Pentecoste, festa dello Spirito, dono per tutti gli uomini. “Tanti doni, ad ognuno il suo” (1 Cr. 12,5-13) da mettere a servizio per il bene di tutta l’umanità, per costruire un mondo unito all’insegna della giustizia e della cooperazione tra i popoli. Doni dello Spirito del Signore, ci dice l’Apostolo, a persone, comunità, popoli, perché tutti insieme siamo un unico corpo. Il corpo di Dio nel mondo

fra Corrado Trivelli

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Marzo 2006

Missione è dare e ricevere

In occasione delle Festività Natalizie alcune comunità conventuali e parrocchiali sono state arricchite di nuove presenze di Frati Cappuccini, venuti provvidenzialmente tra noi per collaborare nel servizio pastorale e liturgico. Sono confratelli venuti dalle regioni missionarie, dove ormai l’Ordine è fondato, cresciuto e abbondante di vocazioni. Questo traguardo raggiunto indica che la missione quando è autentica, bene impostata, non è solo un dare ma anche un ricevere. In terra africana le nuove chiese, nonostante i grandi bisogni di evangelizzazione all’interno, stanno aprendosi alla Missione “ad Gentes“, prendendo coscienza che non si devono soltanto ricevere missionari, ma donarli. Per cui accanto all’annuncio diretto e alla promozione umana, i frati cappuccini in Africa stanno scoprendo il servizio dell’animazione vocazionale missionaria, vivendo all’interno di Chiese locali in crescita, registrando già chiamate alla missionarietà sia dal settore religioso femminile che maschile. Ecco perché piace ribadire il concetto che la missione è dare e ricevere. Le chiese di fondazione recente sono vive e dinamiche; nonostante le difficoltà che incontrano nel loro territorio esse ci offrono un grande dono: annunciano alle nostre Chiese di antica tradizione una rinnovata giovinezza del vangelo. Il dono più bello, come ha affermato Papa Benedetto XVI, che possiamo condividere con l’umanità. Oggi la presenza di questi giovani sacerdoti e religiosi non deve essere interpretata come un’urgente copertura dei nostri vuoti vocazionali, ma come l’annuncio piuttosto che la missione non è più a senso unico: da alcune Chiese di antica fondazione e più ricche di mezzi, verso Chiese nuove non ancora organizzate e prive di mezzi. Oggi tutte le comunità ecclesiali sono chiamate ad essere missionarie. È la missione rivolta a tutto il mondo dall’intera cristianità. In questo quadro amo ricordare l’esempio di alcune diocesi del Tanzania: nonostante non abbondino di vocazioni sacerdotali, hanno inviato missionari in Brasile, in Zanzibar e in Mozambico. Così pure in Nigeria, dove i nostri giovani confratelli, nati dai nostri missionari toscani, ora si dedicano all’evangelizzazione nei loro territori, così come nelle isole della laguna di Lagos. Ho creduto sottolineare questi fatti, poiché poco se ne parla anche da parte degli organismi di informazione missionaria e per niente da parte dei grandi mezzi di comunicazione, ai quali interessano solo i grandi drammi e le tragedie che affliggono i popoli in via di sviluppo, e sempre solo per pochi giorni, quel tanto che serve a far cassa. La nostra informazione non deve occuparsi solo delle tragedie, ma deve dare ampio spazio alle iniziative e alla vita della comunità nascenti e ai fatti positivi del mondo missionario, anche se questo fa meno notizia.

fra Corrado Trivelli

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Dicembre 2005

Venne nel mondo la pace vera...

Siamo di nuovo a Natale. Di nuovo ci troveremo di fronte a luci e offerte di prodotti per gonfiare tasche e portafogli di tanti “Babbo Natale” che ogni anno attendono questa Festa per la loro “salvezza”. Ma sarà di nuovo Natale per sentire ripetere quel meraviglioso messaggio di “Pace” che fu annunciato in quella notte a Betleem. Pace, pace… Questa è stata l’aspirazione primaria di tutti i popoli, in ogni tempo. Non possiamo negare che è diventata una parola tra le più inflazionate. Il suo conseguimento continua a sembrare un’utopia. Spesso si rimane distratti anche quando la sentiamo proclamare dai nostri altari. Per molti é divenuta una parola vuota perché si è fatto sempre tanto poco per meritarci la Pace... Eppure da duemila anni, da quando dall’umile villaggio della Giudea, è stato lanciato quel messaggio che ci insegna il modo per possederla, non sono mancati gli inviti, gli appelli, le suppliche di andare incontro agli altri “non con le armi, ma con la solidarietà, la giustizia, procurando cibo a chi ha fame, ospitando gli esuli, vestendo gli ignudi, visitando e portando sollievo agli ammalati, non ignorando i prigionieri, perdonando ai peccatori, rispondendo con il bene al male dilagante” (Giovanni Paolo II) Da ogni dove si leva anche oggi l’invocazione alla pace. Ma come potrà essere raggiunta, se non attraverso un maggior equilibrio tra i popoli e le nazioni? Non potrà esserci pace, finché ci sarà chi ha la presunzione di sentirsi gestore della libertà degli altri, finché vi saranno fratelli cui manca la possibilità di una vita accettabile, l’istruzione per i figli, la possibilità di curarsi, il lavoro per migliorare la propria condizione. Il nostro Centro di Animazione Missionaria, sta ricevendo continui messaggi di gratitudine per ciò che si impegna a realizzare, specialmente per alcuni progetti di promozione umana che contribuiscono ad elevare la condizione di vita di fratelli che vivono emarginati. Ci teniamo a dirvi più di un grazie per questo riconoscimento, che certamente ci incoraggia a continuare, perché riconosciamo che, pur essendo piccole gocce d’acqua, sono una chiara segnaletica che indica che solo questa è la strada che può condurre alla pace: “Disinnescando il risentimento con azioni concrete si semina solidarietà e da questa germoglia la giustizia che è sinonimo di Pace” (Giovanni Paolo II GMG Parigi 1998).

fra Corrado Trivelli

 
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Ottobre 2005

Giovani nello Spirito, sempre!

Carissimi amici, l’estate trascorsa è stata ricca di tanti avvenimenti che hanno interessato la vita della Chiesa Cattolica e ciascuno di noi, che della Chiesa fa parte. Possiamo però con certezza affermare che almeno ad alcuni avvenimenti non è rimasta indifferente gran parte della nostra società contemporanea. Voglio solo ricordare l’avvenimento più importante: la Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata a Colonia dal 16 al 21 Agosto. Possiamo definirlo un evento eucaristico, ecclesiale, di preghiera, nel quale siamo stati coinvolti tutti. Ecco la preghiera che i giovani di tutto il mondo hanno recitato nel cammino spirituale di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù: “Signore Gesù Cristo, Salvatore del mondo, fatto uomo per darci la vita in abbondanza. Tu resti nella tua Chiesa fino alla fine del mondo. Allora verrà il tuo Regno; un nuovo cielo e una nuova terra pieni di amore, di giustizia e di pace. Noi ci impegniamo, forti di questa speranza e per questo Ti ringraziamo. Benedici i giovani di tutto il mondo. Mostrati a chi ti sta cercando, rivelati a chi non crede. Conferma nella fede i tuoi testimoni. Fa’ che diventino artefici di una nuova civiltà dell’amore e testimoni di speranza per il mondo intero. Serviti di loro per avvicinare chi soffre per la fame, la guerra e la violenza. Fa’ di tutti noi autentici servitori del Tuo Regno con la forza della fede e dell’amore, perché accogliamo con cuore aperto i fratelli e le sorelle di tutto il mondo". La preghiera dei giovani alla GMG si è conclusa così: “Ci hai donato Maria come Madre. Per sua intercessione, fa’ o Signore che la GMG diventi una celebrazione di fede per tutta la Chiesa. Tramite essa, dona nuova forza alla tua Chiesa, perché si confermi nel mondo tua fedele testimone. Per questo Ti preghiamo, Signore Nostro Dio, che con il Padre e lo Spirito Santo vivi e Regni nei secoli dei secoli, Amen”. Impegno generoso, annuncio di speranza, costante testimonianza. Questi sono i fondamenti di autentica missionarietà. Da questi stimoli forniti dalla GMG vogliamo ripartire per la programmazione dell’anno 2005-2006. Accogliamo il messaggio dei giovani per mantenerci giovani nello spirito.

vostro amico e fratello fra Corrado Trivelli

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Giugno 2005

Lo Spirito del Signore

Fratelli, amici e benefattori carissimi, in questi ultimi tempi abbiamo vissuto eventi che ci hanno colpiti e coinvolti: la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione del nuovo Pontefice Benedetto XVI. Ci siamo intensamente commossi nell’assistere per giorni al pellegrinaggio spontaneo di milioni di persone per un ultimo riconoscente saluto alla salma del papa scomparso. Ben a ragione è stato scritto che il cuore di tutti in quei giorni era lì, presso la Basilica di S. Pietro, per partecipare, non solo con la Chiesa, ma con l’intera umanità al dolore per aver perduto un sì grande Pastore. Scrivo queste righe oggi, giorno di Pentecoste, in cui ci viene ricordato che il primo dono del risorto ai credenti è lo Spirito Santo, ed è appunto questa presenza del divino spirito in mezzo a noi che ci invita ad una speranza nuova. A guardare con ottimismo a questa nostra Chiesa che “è viva ed è giovane” come ci ha ricordato Benedetto XVI nella Omelia della Santa Messa di inizio del suo Pontificato. Una speranza che Giovanni Paolo II ci ha raccomandato nel suo testamento con le parole: “Dio non ci abbandona mai…”. Infatti ci ha inviato il suo Spirito, affinché cammini al nostro fianco lungo le tortuose strade dell’esistenza umana e ci guidi. Spirito di fortezza e di consolazione che ci accompagna sostenendoci nei momenti della sofferenza, confortandoci nelle prove più difficili, condividendo ogni istante di gioia e di dolore ogni giorno della nostra vita. È in mezzo a noi sempre: nel bene e nel male, in tempo di guerra e di pace, negli attimi di gioia che ci sorprendono e nelle tragedie che ci colpiscono, specialmente nei luoghi dimenticati dove si testimonia il servizio della missione e si offre la vita anche con il martirio. Le parole che abbiamo più volte proclamato nel periodo post pasquale: “Non vi lascio soli, sarò con voi sempre”, sono nutrimento per il nostro spirito e per l’anima dell’intera umanità, per tutti coloro che sono animati da Buona Volontà… Si, Dio non ci abbandona mai e nel Mistero della Pentecoste ce ne ha dato la prova. Per cui mi rivolgo a voi tutti cari amici e fratelli, per invitarvi a prestare attenzione, specialmente in questo anno Eucaristico, a quel pane che si spezza ogni giorno sull’altare, il pane della vita, il Corpo di Cristo - e così uniti “un cuor solo ed un’anima sola” - celebreremo l’Amore, la Condivisione, la Comunione fraterna. Cammineremo verso i fratelli che sono nel bisogno, verso un futuro fatto di dialogo e di gesti concreti di carità per tutti i popoli della terra.

la pace del Signoresia con tutti voi fra Corrado Trivelli

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Marzo 2005

Qualcosa è cambiato!

Carissimi amici, nell’ultimo numero di “Eco delle Missioni” vi inviavo a nome del C.A.M. e mio l’augurio per le Festività e per il nuovo anno 2005. Ad anno iniziato mi trovo ancora a fare gli auguri e questa volta al nostro giornalino che, da questo numero, vuole presentarsi in una veste più ricca. Iniziato timidamente nel 1964, all’epoca del Segretario P. Bernardo Gremoli, attuale Vicario Apostolico di Arabia, portato avanti non senza sacrifici prima dal medesimo ideatore e poi dal suo infaticabile successore, P. Oneglio Bacci, fece un piccolo salto di qualità vestendo un abito più appariscente nel 1999, quando fu creato il C.A.M. a Prato. Oggi, dopo quaranta anni di età, chiede ancora maggiore spazio. Augurando perciò buon esito a questo nuovo impegno, soprattutto merito dei collaboratori laici, mi soffermo a fare una riflessione. Fin dagli inizi fu valido strumento di comunicazione e di informazione per la cerchia degli amici e benefattori dei missionari, oggi vengono stampate e distribuite 15.000 copie. È difficile che una pubblicazione di tematica missionaria, che esce solo quattro volte all’anno, abbia una simile diffusione. E dalle lettere che giungono in redazione, anche di critica, sappiamo che la rivista è letta e apprezzata. In un tempo in cui molte pubblicazioni sono in crisi e perdono copie, la nostra invece regge, non soccombe all’erosione del tempo. Tutto questo dimostra che risponde a delle esigenze, a delle aspettative insite nel cuore della gente. E di conseguenza, per noi che lavoriamo per questa pubblicazione, comporta una grande responsabilità. La simpatia con la quale viene accolto, il vostro entusiasmo anche nel farlo conoscere, sono dei “segni” che vanno analizzati per capire quale sia il loro significato. Tutto questo concorre a farci intendere che abbiamo tra le mani qualche cosa “che non è nostro”, che è uno strumento che ci è stato affidato dalla Provvidenza, e noi dobbiamo essere attenti e pronti per rispondere adeguatamente. Questo ci proponiamo di fare, iniziando da questo numero, che segna l’inizio del quarantaduesimo anno di vita. Ringraziando sentitamente chi ha fondato questo giornalino, coloro che ci hanno lavorato, coloro che vi lavorano attualmente, e voi tutti carissimi lettori, concludo con il saluto di Pace e Bene.

fra Corrado Trivelli

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Dicembre 2004

Il seme dell’Amore

Durante la Veglia del S.Natale si proclama dal Martirologio Romano questo annuncio: “Nell’anno 5199 dalla Creazione del mondo... l’anno 752 dalla fondazione di Roma... l’anno 42° dell’imperatore Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace... nacque Gesù Cristo in Betlemme da Maria Vergine”. Se dovessimo attualizzare questo testo, dovremmo dire: mentre non si spengono ancora gli echi di nuove guerre, mentre la stessa regione dove è nato Cristo è sotto il terrore di atroci attentati e violenze... e mentre gli uomini non vivono ancora da fratelli..., nell’anno del Signore 2004 Cristo torna a nascere e ripete agli uomini l’annunzio della Pace: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama!”. Un evento lontano più di venti secoli torna ancora una volta vivo e attualissimo. Gesù in Betlemme nasce per tutti, senza distinzioni, portando una speranza che non muore. Sono semmai gli imperi e le ideologie ad invecchiare e a passare. Dovremmo tutti riscoprire la semplicità, la bellezza, l’innocenza, la piccolezza di questo Dio Bambino, il volto divino e portatore di pace che è Gesù salvatore. Dovremmo tornare tutti allo stupore pieno di mistero e di gioia che solo i semplici e puri di cuore sanno provare per capire il Messaggio del Natale. Ma il Natale ci ricorda che il bene è possibile, se solo ci sforziamo di andare all’essenziale e non ci fermiamo alla fatuità del natale consumistico. Tutti dobbiamo adoperarci, dando il meglio di noi stessi per far fiorire il bene comune, quel bene annunciato a Natale e nel natale del Signore. In un simpatico libro di fiabe sul Natale si legge di un sogno fatto da un giovane, il quale ammira intorno preziosi frutti nati da alberi splendidi e rigogliosi, mentre tra questi si muovono figure angeliche. Il giovane si avvicina ad un Angelo manifestando la volontà di acquistare alcuni di quei frutti. “Aspetta figlio, interrompe l’Angelo,... guarda che qui non si vendono frutti, ma solo semi”. Ecco che cosa ci ricorda il Natale: che tutti dobbiamo essere dei buoni seminatori e coltivatori di semi di giustizia, pace, perdono, amore. Per troppo tempo gli uomini sono vissuti gli uni accanto agli altri, se non gli uni contro gli altri. Oggi dobbiamo vivere insieme... e il cristiano deve insegnare questo. Natale è L’Incarnazione di Dio. Che cosa significa Incarnazione? Eliminazione delle distanze... Volontà di comunione... Natale è Dio che si fa vicino, si fa prossimo... non più emarginati intorno al cristiano. Individuiamo gli spazi dove devo farmi prossimo. Solo così si riuscirà a vivere gli uni per gli altri. La sola legge, la sola gloria, la sola verità sarà AMARE. Solidali o solitari diceva R. Follereau: bisogna scegliere. Natale! Da quel giorno sappiamo che l’Amore salverà il mondo! Ogni seme di Amore, presto o tardi fiorirà. Auguro a tutti voi, a me stesso, a tutti gli uomini, di contribuire al raggiungimento di questa fioritura.

fra Corrado Trivelli

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Ottobre 2004

Spirito di comunione, spiritualità e urgenze

Cari amici, al mio ritorno dall’esperienza di condivisione missionaria in Tanzania, vissuta con alcuni giovani provenienti da gruppi missionari presenti nella nostra regione e oltre, ho sentito il bisogno di mettermi subito al lavoro per preparare questo numero di Eco delle Missioni, affinché vi giunga nel prossimo mese di Ottobre, mese dedicato alla Missione ad Gentes. Ringrazio tutti voi per averci accompagnato con la preghiera, ma chiedo ancora questo prezioso contributo per alcune mie intenzioni, riguardanti la vita e il servizio di questo Centro di Animazione Missionaria, e per il bene e la vitalità spirituale e pastorale delle nostre Missioni che ho nel cuore e al vertice dei miei pensieri. Le intenzioni che in proposito urgono sono tante, ve ne presento alcune. La prima riguarda la fedeltà, la santità, lo spirito di comunione e di testimonianza apostolica, non solo dei componenti il C.A.M. e dei fratelli missionari cappuccini, ma di tutti i gruppi e le comunità di Laici che intendono esprimere e vivere la vocazione battesimale con autenticità. Ricordando ancora una volta che la missionarietà non è “fare” qualcosa per la Chiesa, ma “essere” Chiesa. La seconda intenzione riguarda il numero e la qualità delle vocazioni missionarie, nelle varie forme: presbiteriale, religiosa e laica. Vivendo a fianco dei missionari constatiamo essere presente in loro la giovinezza dello spirito che, dopo molti anni di ministero, dà ancora la forza di ricominciare daccapo con il medesimo entusiasmo; non di meno non possiamo negare che il tempo ha fatto la sua parte, segnando il fisico dei fratelli, rendendoli più fragili e deboli. Illumini il Signore ogni fedele su questo problema, e ispiri al tempo stesso un più vivo e forte amore per Lui e per il suo Regno in molti giovani! Questo non solo a vantaggio della “Missio ad Gentes”, ma anche per una crescita vitale, pastorale e missionaria all’interno delle Chiese locali, in cui siamo chiamati a vivere. La terza intenzione non ha l’importanza delle prima due, ma rientra anch’essa nell’interesse del Regno di Dio. Mi riferisco alla necessità, per quanto subordinata alle altre, di sostenere economicamente e materialmente la realizzazione di progetti di promozione umana, culturale e spirituale delle popolazioni in via di sviluppo, dove operano i missionari. Durante i nostri incontri, e anche su questa rivista, non manchiamo di presentare progetti in corso o nuovi progetti da mettere in cantiere. Abbiamo fatto fronte ai problemi di questi anni, e ci sono stati contributi anche rilevanti, ma ancora insufficienti per rispondere adeguatamente alle urgenze di un mondo emarginato. Preghiamo perché nelle nostre realtà locali, coloro che potrebbero aiutarci abbiano più generosità, e perché noi possiamo meritarci un sostegno maggiore e più risolutivo. Che le Chiese locali, in cui viviamo e operiamo, siano pervase in tutte le loro componenti da un forte spirito di fede, di santità, di coesione e di impegno missionario. Mi affido alla vostra carità e alla vostra preghiera.

fra Corrado Trivelli

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