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Dicembre 2006

La corsa della solidarietà

Amici carissimi, mentre sto programmando il prossimo viaggio in Nigeria, insieme al confratello P. Luciano Baffigi e alla volontaria Leda Crini, mi giunge sollecito per l’invio dell’Editoriale a me affidato e per altre informazioni necessarie al completamento del numero natalizio dell’Eco. In questo breve spazio desidero comunicarvi i motivi di questo mio ritorno a breve distanza tra i confratelli della Custodia Cappuccina nigeriana: il 26 Novembre si inaugurerà ufficialmente, con Solenne Benedizione, la nuova casa di noviziato in Benin City e il 30 ci sarà la consacrazione della Chiesa e la Benedizione della piccola Casa sollievo della Sofferenza dedicate, insieme al preesistente Convento, a S. P. Pio da Pietrelcina. È un traguardo che abbiamo raggiunto, preceduto da un cammino di sofferenze, di ansie e di attese, sempre sostenute da fiducia e speranza. Ho creduto fermamente in questo progetto, perché ho percepito fin dagli inizi, che non era solo un desiderio del sottoscritto o dei confratelli missionari in Nigeria, ma volontà di Dio e di tutti gli amici benefattori e cooperatori, di cui il Signore ha voluto servirsi, e che adesso commosso ringrazio per averci, con le loro parole, il loro affetto e, soprattutto con i loro contributi economici, incoraggiati ad andare avanti fino al completamento dei lavori. Ancora molto abbiamo da compiere. Abbiamo vinto una tappa, non ancora la corsa. Restano: l’arredamento, strutture di sostegno, suppellettili, volontari per assistenza medica e pedagogica. Crediamo fermamente che i disegni di Dio devono essere supportati da difficoltà e sofferenze, ma altrettanto fermamente crediamo che il Signore porta sempre a termine l’opera sua. Quando vi giungerà questo numero saremo già prossimi al Natale ed io sarò fresco dell’esperienza nigeriana, vissuta – come dicevo prima - nel nuovo complesso cappuccino di Ibadan dedicato a S. Padre Pio da Pietrelcina, ed è proprio con le parole del Santo che voglio inviare a tutti voi, a nome del C.A.M., dei fratelli missionari e delle popolazioni che incontreremo in questo nostro viaggio, l’augurio di Buon Natale, unito alla nostra preghiera.

Gesù Salvatore sia la stella che vi guida lungo il deserto della vita presente.

fra Corrado Trivelli

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Ottobre 2006

Pagine di speranza

In prossimità del Convegno Ecclesiale della Chiesa Italiana, che si celebra nel prossimo mese di Ottobre, frequenti sono gli inviti rivolti ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà, che con cuore sincero cercano la verità: -Convertirsi alla speranza. -Essere testimoni della speranza. -Essere testimoni di Gesù Risorto, Speranza del mondo. Le risposte alla nostre ansie, paure e preoccupazioni per le spirali di violenza e di morte che minacciano il mondo, alle sofferenze fisiche e morali, vanno cercate in Colui che “dopo morto è tornato in vita“. La sera di quel Venerdì Santo le autorità giudaiche e romane erano persuase che il capitolo Gesù di Nazareth si fosse chiuso per sempre. Ma per la potenza di Dio quest’uomo ha vinto la morte e una nuova pagina si è aperta nella storia umana. La pagina della speranza. Ogni generazione è chiamata a proclamare questo evento. Anche la nostra. Alle prese con una serie di cambiamenti culturali, scientifici, religiosi, che sembrano rifiutare anche la sola ipotesi di un futuro di Risurrezione, il cristiano continua a porre la sfida della speranza. Soprattutto i fratelli missionari comunicano con le loro scelte e la loro vita che la speranza è responsabilità di riconoscere che il Regno di Dio è già presente e incomincia qui. Lo dichiarano coloro che hanno avuto occasione di condividere esperienze in regioni missionarie “ad Gentes “, alcune delle quali sono raccolte in questo numero di Eco delle Missioni. Lo Spirito del Signore ha suscitato tra questi evangelizzatori magnifici testimoni della speranza, talvolta anche Martiri della Speranza, come Suor Leonella, l’ultimo anello di una lunga catena che non accenna a finire. Fratelli e sorelle immolati, che hanno creduto che la speranza non va annunciata solo in riferimento alla fine dei tempi, ma deve essere responsabilmente riconosciuta seme del Regno già presente in questo mondo, nell’oggi che stiamo vivendo, e nel partecipare all’impegno e alla lotta per superare ogni ostacolo alla pace, alla giustizia, alla fratellanza universale.

fra Corrado Trivelli

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Giugno 2006

Semi di missione, frutti di speranza

Quest’anno (2005-2006), l’itinerario formativo alla missionarietà ha avuto come tema: “Semi di Missione Frutti di speranza“. I periodi liturgici, soprattutto i tempi forti, sono stati caratterizzati da particolari messaggi per dire “Speranza al Mondo“, riferendosi ai cinque Continenti del nostro pianeta. ● Una speranza di pace per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla guerra, genocidi, massacri, distruzione quasi totale di etnie: Africa. ● Una speranza di generosità per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dal lavoro, bambini sfruttati, posti sotto il peso di lavori superiori alle loro deboli braccia: Asia ● Una speranza di fraternità per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla solitudine. I mali silenziosi della società dell’abbondanza. A farne le spese sono sempre i bambini, vittime di una solitudine interiore e di ritmi di vita frenetici che non lasciano spazio che alla materialità: Europa. ● Una speranza di solidarietà per far fiorire il mondo, dove vi sono ali spezzate dalla povertà e dalla fame. Dove c’è assenza di acqua, perché mal distribuita e, quindi, non vi è cibo: Oceania ● Una speranza di giustizia per far fiorire il mondo, dove le ali sono spezzate dalla mancanza di istruzione e il 70% della popolazione non ha completato la scuola primaria: America. Costatando le tragiche miserie presenti sul nostro pianeta, siamo tentati di rifugiarci nello scoraggiamento. Ma la Parola di Dio, che ci ha accompagnato fino ad oggi nel cammino per un fedele impegno alla missione, ci ha fornito strumenti e stimoli, per farci vivere lo spirito di attesa nella speranza. Abbiamo compreso che la speranza tornerà a brillare insieme al Figlio di Dio fatto uomo e vivente in mezzo a noi. Tornerà a brillare per condurci alla conversione del cuore accogliendo quei semi di bene che il Signore ha gettato nei solchi della nostra Storia. Dobbiamo convertirci alla speranza, per vivere la gioia che il Cristo Risorto ci dona rendendoci partecipi di una vita nuova, che diventi speranza per tutti i popoli. Abbiamo celebrato di recente la Solennità della Pentecoste, festa dello Spirito, dono per tutti gli uomini. “Tanti doni, ad ognuno il suo” (1 Cr. 12,5-13) da mettere a servizio per il bene di tutta l’umanità, per costruire un mondo unito all’insegna della giustizia e della cooperazione tra i popoli. Doni dello Spirito del Signore, ci dice l’Apostolo, a persone, comunità, popoli, perché tutti insieme siamo un unico corpo. Il corpo di Dio nel mondo

fra Corrado Trivelli

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Marzo 2006

Missione è dare e ricevere

In occasione delle Festività Natalizie alcune comunità conventuali e parrocchiali sono state arricchite di nuove presenze di Frati Cappuccini, venuti provvidenzialmente tra noi per collaborare nel servizio pastorale e liturgico. Sono confratelli venuti dalle regioni missionarie, dove ormai l’Ordine è fondato, cresciuto e abbondante di vocazioni. Questo traguardo raggiunto indica che la missione quando è autentica, bene impostata, non è solo un dare ma anche un ricevere. In terra africana le nuove chiese, nonostante i grandi bisogni di evangelizzazione all’interno, stanno aprendosi alla Missione “ad Gentes“, prendendo coscienza che non si devono soltanto ricevere missionari, ma donarli. Per cui accanto all’annuncio diretto e alla promozione umana, i frati cappuccini in Africa stanno scoprendo il servizio dell’animazione vocazionale missionaria, vivendo all’interno di Chiese locali in crescita, registrando già chiamate alla missionarietà sia dal settore religioso femminile che maschile. Ecco perché piace ribadire il concetto che la missione è dare e ricevere. Le chiese di fondazione recente sono vive e dinamiche; nonostante le difficoltà che incontrano nel loro territorio esse ci offrono un grande dono: annunciano alle nostre Chiese di antica tradizione una rinnovata giovinezza del vangelo. Il dono più bello, come ha affermato Papa Benedetto XVI, che possiamo condividere con l’umanità. Oggi la presenza di questi giovani sacerdoti e religiosi non deve essere interpretata come un’urgente copertura dei nostri vuoti vocazionali, ma come l’annuncio piuttosto che la missione non è più a senso unico: da alcune Chiese di antica fondazione e più ricche di mezzi, verso Chiese nuove non ancora organizzate e prive di mezzi. Oggi tutte le comunità ecclesiali sono chiamate ad essere missionarie. È la missione rivolta a tutto il mondo dall’intera cristianità. In questo quadro amo ricordare l’esempio di alcune diocesi del Tanzania: nonostante non abbondino di vocazioni sacerdotali, hanno inviato missionari in Brasile, in Zanzibar e in Mozambico. Così pure in Nigeria, dove i nostri giovani confratelli, nati dai nostri missionari toscani, ora si dedicano all’evangelizzazione nei loro territori, così come nelle isole della laguna di Lagos. Ho creduto sottolineare questi fatti, poiché poco se ne parla anche da parte degli organismi di informazione missionaria e per niente da parte dei grandi mezzi di comunicazione, ai quali interessano solo i grandi drammi e le tragedie che affliggono i popoli in via di sviluppo, e sempre solo per pochi giorni, quel tanto che serve a far cassa. La nostra informazione non deve occuparsi solo delle tragedie, ma deve dare ampio spazio alle iniziative e alla vita della comunità nascenti e ai fatti positivi del mondo missionario, anche se questo fa meno notizia.

fra Corrado Trivelli

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