Category Archives: Giornalino

Giugno 2009

La bellezza dell’amore fraterno

Durante il percorso pasquale che abbiamo fatto nella Chiesa, la liturgia della Parola ci ha indotto spesso a riflettere sul fatto che ci è stata data l’opportunità di sperimentare e di far sperimentare la viva presenza del Risorto tra noi, nella Chiesa e nella vita del mondo. Gli annunci del Vangelo contenenti le apparizioni del Cristo Risorto ai discepoli ci hanno invitato anzitutto a mettere a fuoco la nostra esperienza di Gesù, il nostro incontro con Lui nella Chiesa, suscitando in noi il desiderio di testimoniare con la vita l’amore generoso che ci ha salvati, orientandoci verso la vita di fraternità che le prime comunità cristiane vivevano, o meglio dire, tendevano a realizzare con scelte serie e impegnative. Ciò che fondamentalmente le caratterizzava era l’amore fraterno: “Erano un cuor solo ed un’anima sola” (Atti degli Apostoli). Ma tale amore non rimaneva chiuso nella dimensione spirituale, bensì si traduceva nella libera condivisione dei beni anche materiali, tanto che tra di loro non esisteva più alcun bisognoso. Un amore fraterno che traeva il suo fondamento nell’Amore di Dio: chi ama Dio è sollecitato ad amare anche il prossimo, e l’amore, sia di Dio che del prossimo, è frutto di fede. È credendo che i fedeli entrano in comunione con Dio e in cammino con il prossimo. Per questo a Luca preme sottolineare anche la condivisione dei beni materiali. Si tratta dell’amore fraterno che scaturisce dall’incontro con Cristo e che non si esaurisce in un puro e semplice sentimento, ma si rinnova in una concreta solidarietà. Nuova qualità di vita, e nuove relazioni interpersonali. Relazione non ispirata dall’egoismo, dall’individualismo, dalla concorrenza, dal sospetto reciproco, ma dall’apertura, dalla stima vicendevole dalla carità e dalla condivisione con i fratelli tutti, ma specialmente con quelli che si trovano nel bisogno. Tutte queste relazioni nuove, sono espressione di un cuore totalmente libero, reso capace di amare dal dono dello Spirito accolto nella fede che fanno dei credenti un cuor solo ed un’anima sola. È questo messaggio che la Chiesa italiana ci invita a portare ai fratelli abruzzesi, nella drammatica vicenda che li ha colpiti. E noi del Centro Animazione Missionaria Cappuccini Toscani vogliamo rispondere con generosa collaborazione a questo invito, ed esortiamo tutti i nostri amici volontari e collaboratori a rendersi disponibili a mettere in questo momento al primo posto la sofferenza, il disagio, la povertà nelle quali è caduto il popolo abruzzese. Senza abbandonare i fratelli geograficamente lontani, non trascuriamo i vicini.

fra Corrado Trivelli

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Marzo 2009

Non temete: Io ho vinto il mondo!

In prossimità della S. Pasqua, è doveroso da parte del C.A.M. e dei Mis- sionari, rivolgere un messaggio augurale a tutti gli amici collaboratori e lettori. Innan- zitutto ci scusiamo per il ritardo con il quale vi arrivano i ringraziamenti per i gesti di soli- darietà e generosità da voi compiuti e giunti a noi in prossimità delle trascorse festività. Purtroppo una improvvisa sopraggiunta prova che ha colpito uno di noi ha rallentato il nostro lavoro, ma adesso cerchiamo con cautela di riprendere in mano i nostri progetti e programmi. La Solennità della santa Pasqua che ci prepariamo a celebrare deve ricordarci che la proclamazione della Resurrezione del Signore Gesù, sta alla base della nostra fede come fatto e avvenimento storico. Questa è la realtà, il fatto, l’avvenimento misterioso, una vittoria misteriosa e un misterioso trionfo sulla morte, ma non per questo meno vero. Noi che crediamo in questo avvenimento non dobbiamo rinnovarlo solo liturgicamente, ma rinnovarlo con l’impegno, la vita. L’impegno del cristiano, di ogni cristiano: proclamare con la vita il nostro credere che Cristo è risorto. Nasce dalla liturgia della Parola del giorno di Pasqua un richiamo ad essere testimoni della Risurrezione. “Va ed annuncia ai miei fratelli…” dice Gesù a Maria di Magdala. Chi non rende testimonianza alla Risurrezione di Gesù non può dirsi discepolo, tantomeno missionario. La nostra fede nella Risurrezione deve essere talmente grande da costituire non solo la pace, la nostra pace, la nostra luce, la nostra gioia, ma anche diventare germe e stimolo di pace, di luce, di gioia per i fratelli. Il fatto della Risurrezione non ci rende solo spettatori, ma interpreti della sua Risurrezione che diventa fin da questa vita la nostra Risurrezione., che fin da ora si impegna in quelle scelte che sono orientate al trionfo della vita sulla morte, della pace sulla violenza, del bene sul male e sul peccato, senza esitazioni, senza scoraggiamenti di fronte agli ostacoli e alle molteplici difficoltà quotidiane che ci assillano e ci affliggono. Dobbiamo essere lievito ci annuncia san Paolo. Gesù stesso ci conforta e ci incoraggia: “Andate, come il Padre ha mandato me io mando voi… non temete: Io ho vinto il mondo”. Auguri a tutti!

per il C. A. M. fra Corrado Trivelli

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Dicembre 2008

Cristo centro della missione

È bello costatare con quale entusiasmo si vive in alcune Diocesi il mese di Ottobre dedicato alla riflessione sull’impegno missionario. Questo anno poi ci siamo sentiti tutti provocati dal messaggio che il papa ha dato ai giovani per la giornata mondiale della gioventù celebratasi a Syndey, “L’umanità ferita ha bisogno di voi. Portate al mondo i doni delle Spirito” Sono parole che il papa ha affidato ai giovani, ma che devono essere accolte da chiunque giovane nello spirito vuole sentirsi “Mandato”. In ogni incontro, in ogni momento di riflessione e di preghiera nei quali siamo stati convocati ci sono stati presentati obiettivi: annunciare il vangelo innanzitutto, pregare, sacrificarsi, condividere. Abbiamo avuto occasione di incontrare missionari in vacanza, riallacciando legami con loro, delle realtà comunitarie in cui vivono e dei loro progetti che abbiamo condiviso: la piccola diga, il pozzo, la scuola, il laboratorio di cucito, le adozioni a distanza… l’appoggio a chi si impegna in qualsiasi modo per una migliore qualità della vita delle popolazioni in via di sviluppo dove è presente la Chiesa missionaria. Reputiamo che tutto ciò che abbiamo vissuto e che ogni anno si ripete nel mese dell’Ottobre missionario è bello, doveroso e positivo, purché non ci allontani dalla centralità della missione. Il centro della missione è Cristo. È il suo Vangelo che cambia la vita, dona la speranza, spalanca le porte oscure del tempo e illumina il futuro dell’umanità. Leggiamo in Sant’Agostino: “Coloro che si trovano al di fuori - lo vogliano o no – sono nostri fratelli. Dicano pure essi: perché ci cercate, perché ci volete? Noi rispondiamo: siete nostri fratelli”. La Missione è questione di Amore, ci ha ricordato il Papa. Guardando a S. Paolo, alla sua opera, comprendiamo che l’attività missionaria è risposta all’Amore con cui Dio ci ama. E la chiamata è per ciascuno di noi. Voglio citare ancora il Papa nel suo messaggio dato ai giovani a Syndey, nel silenzio, nell’adorazione: “Dio è ora all’opera attraverso di voi. L’amore che si dona sia la vostra missione. Credi a ciò che Dio sussurra al tuo cuore! La forza viene dallo Spirito Santo che la effonde su di noi solo quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Prima di progettare, organizzare, costruire, è necessario, sia giovani e vecchi, dare la vita a Dio con l’accoglienza nella nostra vita della sua Parola e con la preghiera; dando la vita al prossimo, a partire dall’ascolto di chiunque bussa alla porta del nostro cuore, sprigionando la gioia, esigendo il cambiamento di noi stessi con un forte lavoro interiore”.

fra Corrado Trivelli

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Ottobre 2008

Paolo apostolo, il grande missionario

Il 28 giugno, Benedetto XVI ha inaugurato l’”anno paolino“, che si concluderà il 29 giugno 2009. La Basilica di San Paolo fuori le mura, che contiene i resti mortali del grande evangelizzatore, sarà al centro di un nutrito calendario di eventi liturgici e spirituali, culturali e sociali, di pellegrinaggi e “itinerari paolini“, distribuiti in luoghi diversi legati alla figura dell’apostolo. Non mancheranno convegni e pubblicazioni sugli scritti di Paolo, come ha annunciato Benedetto XVI: “per far conoscere sempre meglio l’immensa ricchezza dell’insegnamento in essi racchiusa“. Il Papa ha insistito perché quest’anno miri a riproporre l’attualità del suo esempio, che “visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli, di missionari pronti al sacrificio; ha bisogno di testimoni e di martiri come San Paolo“. Altra indicazione del Papa riguarda l’aspetto ecumenico: “Pur distante da noi, l’azione di Paolo per l’unità delle comunità cristiane ha molto da dire ad una Chiesa che sente sempre più forte l’appello alla riconciliazione e alla comunione di tutti i credenti. Dopo duemila anni le sfide non sembrano molto cambiate, sia quelle interne – a partire dalle frammentazioni e dalle divisioni – che quelle esterne: è ancora davanti a noi il compito di tradurre il Vangelo di Gesù nelle lingue e nelle culture dei popoli, vincendo le tentazioni di stemperarne lo scandalo e adattarsi alla mentalità del tempo“. Il Papa ha inoltre sottolineato come l’Apostolo sia anche l’uomo del dialogo. Abituato ad incontrare persone di etnie e tradizioni diverse, Paolo ha compreso che lo Spirito di Cristo non è presente soltanto nella Chiesa, ma agisce anche al di fuori di essa. Da ciò l’invito a intensificare il dialogo, in particolare con il mondo musulmano: “il dialogo della vita, dove si convive e si condivide; il dialogo delle opere, dove i cristiani e i musulmani operano insieme allo sviluppo integrale e alla liberazione della gente; il dialogo dell’esperienza religiosa, dove si compartecipano le ricchezze spirituali, per esempio per ciò che riguarda la preghiera e la contemplazione, la fede e le vie della ricerca di Dio o dell’Assoluto; infine il dialogo degli scambi teologici, dove ci si sforza di meglio conoscersi in vista di un maggiore rispetto reciproco“. Non dobbiamo avere paura del dialogo, poiché si dialoga veramente e proficuamente solo quando ciascuno rimane sé stesso, mantenendo la propria identità di fede. Ancora oggi l’apostolo ci invita a puntare lo sguardo su Cristo: quello che conta è annunciarLo e sentirsi responsabili di quanti non sono cristiani ma cercano la verità con cuore sincero.

fra Corrado Trivelli

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Giugno 2008

Obbedire alla voce dello Spirito

Il contenuto di questo mio intervento nel numero di “Eco delle missioni” estivo è caratterizzato da qualcosa di nuovo che verrà celebrato nel terzo incontro del C.A.M. il 13 Luglio 2008. Si tratta del “Mandato Missionario”che sua Ecc.za il Vescovo di Prato Mons. Gastone Simone consegnerà alla consorella terziaria francescana Lucia Iorio, della fraternità che è in Prato e appartenente al CemiOfs. Abbiamo pensato di inserire questa importante celebrazione nell’incontro del Centro di Animazione Missionaria, per rendere partecipi tutti i gruppi e le fraternità ad un evento che indica l’importanza della formazione alla missionarietà data dalle nostre Fraternità O.F.S. e GI.FRA, con il prezioso contributo del CemiOfs e del C.A.M. Lucia ha deciso, di partire per la Romania e dedicare tre anni di servizio presso la casa di accoglienza “Famiglia di Nazareth” nella diocesi di Iasi (si pron. Iasci) nella parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nella città di Onesti. il ruolo che ella andrà a svolgere presso questo Centro verrà illustrato dalla consorella stessa nella relazione che terrà durante l’incontro di Domenica 13 Luglio. Che significato ha il “Mandato”. È questo che voglio sottolineare. Fin dai primi tempi della Chiesa leggiamo nel libro degli Atti, che lo Spirito Santo, senza dubbio per bocca di alcuni dei profeti, invia dopo la preghiera e il digiuno, alcuni discepoli in missione, a diffondere con la parola e la vita la salvezza operata dal Signore Risorto. È molto importante rilevare soprattutto due particolari che sono indicati nel libro degli Atti 12, 24-13. Primo: La scelta di coloro che saranno inviati avviene in un contesto liturgico. “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” Secondo: la comunità di Antiochia si rende solidale con il mandato missionario che ha la sua origine nello Spirito: “Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono” Così si unisce culto e missione, fede ed evangelizzazione. Ecco quindi il motivo della nostra celebrazione, continuare a ripetere, a rinnovare, il gesto familiare alla Chiesa quando alcuni dei suoi figli scelgono di obbedire alla voce dello Spirito. Come non esiste amore verso Dio senza amore verso i fratelli, non esiste neanche liturgia autentica se la comunità che la celebra, e con lei ognuno dei suoi membri, non si sente chiamata dallo Spirito alla Missione Apostolica. Una Comunità aperta non si accontenta di riunire coloro che ne fanno già parte, né celebra il culto per godimento spirituale dei devoti, ma vive intensamente la dimensione missionaria.

fra Corrado Trivelli

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Marzo 2008

Camminare sulla via della sofferenza

Un amico collaboratore, in una sua visita fattami in ospedale, mi ha suggerito di scrivere l’editoriale di questo numero della rivista dal mio “banco di prova”, il banco più difficile, dove si scoprono tutte le nostre carte, dove tutto quello che abbiamo sperimentato, recepito, trasmesso viene a galla: la fede in Dio, l’abbandono incondizionato nelle sue mani... Ero un po’ confuso al momento perché molto provato dalla lunga degenza, ma gli ho obbedito! Vi confesso che non avrei mai pensato di scrivere un editoriale da una sede come questa, cioè da un letto di ospedale dove sto imparando, attraverso la dura sofferenza fisica di molti qui accanto a me, e anche, in parte, della mia sofferenza, il significato profondo di quelle meravigliose parole di Giovanni Paolo II contenute nella lettera apostolica Salvifici Doloris inviata ai vescovi, ai sacerdoti, alle famiglie religiose ed ai fedeli della chiesa cattolica, sul senso cristiano della sofferenza umana. In pratica mi è stato fatto dono di vivere la mia malattia alla luce della morte e resurrezione di Cristo; per cui ho cercato di porre in disparte i progetti che avevo in mente, ma soprattutto porli nelle mani del Signore. Ho compreso che la malattia non opera come evento negativo, ma come una visita di Dio, come un’occasione per sprigionare sempre più amore, per far nascere opere d’amore verso il prossimo, soprattutto verso quel prossimo per il quale sono stato chiamato a prestare questo servizio: “il prossimo in Missione”. Spesso dolore e sofferenza sono inconcepibili alla nostra ragione. È questo il nostro limite, che alla fine si illumina e chiarisce in Gesù nostro Salvatore, che svela alla nostra povera persona la propria vera identità ed esistenza. Concludo riportando alcuni flash dell’Enciclica di Giovanni Paolo II già citata: “Quando Dio permette la nostra sofferenza a causa della malattia, della solitudine, dell’avanzata età o per altre ragioni connesse alla rinuncia di qualche attività o ambito servizio, ci dà sempre la grazia e la forza, perché ci uniamo con più amore al Suo sacrificio e partecipiamo con più intensità e donazione al Suo progetto salvifico.” Sono rientrato già da qualche settimana al mio Convento di Prato, pronto a riprendere il lavoro alla Segreteria delle Missioni. Questa è stata la mia esperienza. Grazie a tutti voi che mi avete aiutato, con amore, a viverla e a sostenerla.

fra Corrado Trivelli

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Dicembre 2007

Facciamo spazio al Signore nel nostro cuore

Amici carissimi, quando vi arriverà questo numero di “Eco delle Missioni”, sarò forse ancora in Tanzania con P. Luigi, nuovo collaboratore del C.A.M. per partecipare alla inaugurazione della scuola superiore di Kongwa e per dare il via a nuovi progetti di promozione umana. Il pensiero augurale che voglio comunicare a ciascuno di voi, frutto di una personale riflessione, parte dal messaggio che la Liturgia dell’Avvento e del Natale ci offrono. Tempo di Avvento: annuncio di fede, condivisione con i poveri e promozione del bene comune. L’Avvento ci dispone a celebrare ogni anno l’avvenimento più dolce e familiare della nostra tradizione cristiana: la nascita del Verbo di Dio. Esso è anzitutto memoria, come ci ricorda Paolo nella II ai Corinzi 8,1: “conoscete la grazia del Signore Nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà“. Ed è “memoria“ e riattualizzazione del grande dono del Signore, dell’essersi fatto vicino all’uomo, compagno di viaggio, salvatore. Il Natale ci ricorda che, al centro dell’annuncio, la “lieta notizia“ è l’amore di Dio per l’uomo, e l’amore dell’uomo per i fratelli. E ricorda di conseguenza che l’evangelizzazione deve passare in modo privilegiato attraverso la via della carità reciproca, del dono del servizio. Vorrei esortare tutti ad entrare nel Mistero Natalizio, superando il rischio dell’emotività, dell’intimismo e della deresponsabilizzazione, con cui è vissuto il Natale da parte di molti. La venuta del Signore è certamente dono e grazia, ma è insieme un forte richiamo ad impegnarsi, ad aprirsi agli altri, a sentirsi in “missione“. Ecco alcune urgenze che oggi devono spingerci a un forte impegno, sia come singoli, che come famiglie, che come comunità che attendono il Natale di Gesù: l l’annuncio con la vita che il Signore Gesù è in mezzo a noi; l la testimonianza di fede che è dono da condividere, per cui siamo chiamati a rendere ragione della speranza che è in noi; l la gioia del nostro credere divenga annuncio per tutti. Auguriamo a tutti gli amici del nostro Centro Animazione Missionaria un Natale gioioso e fraterno spinti sempre verso tutti coloro che attendono, oltre che una vita rinnovata nello Spirito mediante la Parola annunciata, anche un gesto concreto di solidarietà.

fra Corrado Trivelli

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Ottobre 2007

Il cammino della vita in Cristo

Terminate ferie e vacanze, concluse le esperienze di servizio volontario alle missioni, vi invitiamo a riprendere il cammino della quotidianità nelle parrocchie, nei gruppi, nelle fraternità dove gli amici attendono le vostre testimonianze vissute nel periodo estivo. Per i nostri gruppi missionari sono molte le esperienze realizzate, che esulano dalla tradizionale “Vacanza Estiva“ e sono certamente uno strumento per sensibilizzarci ancora di più verso realtà che attendono gesti di amore fraterno. Un richiamo dunque a riprendere con costanza, amore e fedeltà, impegni di formazione, di annuncio e di carità. Il nostro Centro di Animazione Missionaria di Prato, dopo il Capitolo Provinciale, si è arricchito di nuove presenze disponibili al servizio di informazione e formazione alla missione. Rimane responsabile del C.A.M. il sottoscritto (P. Corrado Trivelli), che viene però sollevato dal servizio di Guardiano svolto per ben nove anni. È suo successore e collaboratore, Fr. Luigi Ruggiero, insieme al nuovo Vicario Fr. Fedele Brizzi e all’economo del C.A.M. Fr. Flavio Evangelisti. Per il servizio pastorale in zona si unisce alla fraternità, Fr. Roberto Cassiani. Mi sia consentito di dare loro il benvenuto, e allo stesso tempo rivolgere l’augurio di raggiungere le ulteriori mete che Dio disporrà per il futuro. Questo augurio, unito ad un fraterno ed affettuoso saluto, va anche e soprattutto al P. Pio Laghi, che lascia questo Convento dopo tanti anni di permanenza. I cambiamenti, necessari per realizzare i disegni e risolvere i problemi che i superiori devono affrontare, sono causa di sofferenze. C’è sempre un taglio doloroso con ciò che si lascia, e questo vale sia per chi arriva nella nuova fraternità, sia per chi ne parte. La fede, che ci ha portato a fare certe scelte per la nostra vita, ci sostiene e, col tempo, ci fa costatare che dalla sofferenza nasce sempre qualcosa di bello, e che il futuro ci offre sempre di più rispetto al passato. Una parola di ringraziamento per tutti i volontari e i benefattori, che in maniera spesso nascosta e silenziosa, non mancano di sostenere l’attività missionaria. Certamente i missionari vivono in prima linea, impegnati nell’opera di evangelizzazione e promozione umana, e quotidianamente incontrano situazioni particolari di bisogno alle quali non è facile dare una pronta risposta. Se in tanti casi ciò diventa possibile è proprio grazie agli amici benefattori che li sostengono con il loro aiuto. Il Signore ci benedica e ci protegga nella ripresa del nostro cammino, che ci auguriamo vissuto all’insegna della generosità e soprattutto nella comunione fraterna.

Il responsabile del Centro Missionario Cappuccini Toscani

fra Corrado Trivelli

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Giugno 2007

Gli orizzonti della missione

Carissimi, fin dall’Ottobre scorso, mese dedicato alla riflessione sulla missione “ad Gentes“, si parla e si annuncia nelle riviste missionarie, nei giornali cattolici, della Celebrazione avvenuta il 21 Aprile 2007, del 50° anniversario della pubblicazione dell’Enciclica di Pio XII “Fidei Donum“. Abbiamo notato che, anche tra i nostri amici laici più impegnati nella collaborazione missionaria, questo prezioso documento non è conosciuto. Lasciando spazio nei prossimi numeri della rivista ad una documentazione esauriente dell’Enciclica, credo opportuno dare fin da questo numero qualche informazione in proposito, limitandomi a indicare solo lo spirito che in essa soggiace. Con la “Fidei Donum”, Pio XII, introducendo il concetto di corresponsabilità episcopale in campo missionario, ovvero il dovere di portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, affermava che un così grande compito non era privilegio e prerogativa della sola Sede Apostolica, ma impegno primario di ogni singola Chiesa locale, la quale avrebbe dovuto mettere a servizio della Chiesa universale le forze (sacerdoti, laici, religiosi non specificatamente impegnati nella scelta ad gentes) disponibili a tale servizio. Fino allora la mentalità corrente era quella di ritenere che l’evangelizzazione ai lontani - la missione - appartenesse agli istituti missionari fondati esclusivamente per questo servizio, oppure a quegli ordini e congregazioni religiose maschili e femminili che rendono possibile ai loro membri questa scelta. Come accade nel nostro Ordine Cappuccino, che pur non essendo Istituto Missionario ha il maggior numero di missionari sparsi nel mondo. Ultimi arrivati nel contesto delle forze missionarie operanti sul campo, i fidei donum* divennero, soprattutto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, un autentico ponte fra due realtà: la Chiesa locale di partenza e la Chiesa da costruire o costruita in missione. Un nuovo dinamismo, un viaggio di andata e ritorno che portò e porta un arricchimento maggiore alle due realtà. Questo ha portato anche un rinnovamento nel settore degli Istituti Missionari. Non più lunghi anni lontano dalla terra e dalla Chiesa di origine, ma più frequenti i ritorni e più fresche le testimonianze di esperienze. Questo ha contribuito non solo a dilatare gli orizzonti della missione, ma anche e soprattutto a trasformare la Pastorale delle Chiese di antica data.

fra Corrado Trivelli

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Marzo 2007

Mettersi in cammino con semplicità

Sono reduce di due viaggi in terra di Missione: 21 Novembre 1 Dicembre in Nigeria e 17 Gennaio 1 Febbraio in Tanzania. Ritengo giusto dedicare a queste ultime visite parte del contenuto di questo numero di “Eco delle Missioni“. Prima di parlare di realizzazioni, crescite e progetti, mi sia consentito affermare ancora una volta che nella realtà missionaria sempre più si manifesta la volontà di una Chiesa mossa dallo Spirito Santo ad essere annuncio di novità. Vera, autentica novità, ribadita dalla prima Enciclica di Benedetto XVI “Deus Caritas est“, che ha come contenuto fondamentale l’amore in tutte le sue dimensioni. Qui il Pontefice sottolinea già, quello che poi nel Convegno Ecclesiale di Verona verrà proclamato: “che è compito specifico dei laici essere cooperatori nella Chiesa soprattutto nella lotta per la giustizia, la solidarietà e la pace”. A poco più di un anno dalla citata Enciclica, segnali importanti se ne vedono già tanti, che esprimono e dichiarano che l’appello a ripartire dall’amore non è restato un alibi vuoto per mascherare, come alcuni critici hanno scritto su pettegoli quotidiani, la permanenza su vecchi sentieri. Verso il mondo contemporaneo e la cultura prevalente che lo anima, ispirata dal relativismo, il papa non arrocca la Chiesa in una posizione difensiva, ma sceglie di preferenza la via dell’incontro con le persone; piuttosto del contrasto con lo strumento della dottrina, preferisce come il samaritano, curare le ferite degli uomini e delle donne del nostro tempo, che una vita quotidiana senza riferimento a Dio Amore, acuisce sul piano personale e sociale. Potremmo concludere che tra progressisti e conservatori il Papa preferisce i “missionari“, superando così una polemica che non ha ragione di esistere in una Chiesa in cammino. Il Papa invita la Chiesa a mettersi in cammino per una esemplificazione della sua burocrazia, una riduzione dell’aspetto affaristico e mercantile, per dedicarsi piuttosto al confronto fraterno con le altre confessioni cristiane, per realizzare progressi sulla via dell’unità vista come una sfida anzitutto di conversione al Vangelo della Carità da parte dei credenti.

fra Corrado Trivelli

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