Ottobre 2002

Disponibili a lasciare... fiduciosi nell'accogliere

Tutti siamo destinatari della Missione e Gesù nel discorso Missionario, che l’evangelista Matteo riporta nel capitolo X del suo Vangelo, lo dichiara apertamente, fornendoci le caratteristiche fondamentali della Missione. La prima caratteristica è la disponibilità a lasciare. Ogni impegno per la missione esige generosità assoluta, disponibilità a lasciare tutto per mettere in primo piano la causa del Vangelo. Il motivo primo di questa radicalità lo troviamo nel fatto che Dio è unico (Credo in un solo Dio) e quindi tutto il resto ha senso solo in Lui, a partire da Lui e in vista di Lui. Non esiste il bene, non esiste la bellezza, non esiste la gioia vera, se non in Dio. Fuori di Lui si hanno solo surrogati. Soprattutto non esistono la verità e l’amore. Al di fuori di Lui tutto si dilegua, tutto manca del suo vero senso. Solo se si riesce a trovare il distacco dalle cose, una giusta valutazione delle creature, si diventa testimoni del Regno di Dio, che tutto trascende. Solo a prezzo di questa generosità si può essere realmente missionari. Per questo leggiamo in Matteo: “Chi ama il Padre, la madre, il figlio, la figlia ecc... più di me, non è degno di me”. Il secondo motivo è nella posta in gioco: nientemeno che il Regno di Dio, la Missione stessa della Chiesa, la sua ragione d’essere nel mondo. La Chiesa esprime veramente se stessa, si manifesta chiaramente come fermento del Regno, attraverso la generosità dei cristiani che, con disponibilità, testimoniano la loro fede e annunciano con la vita la presenza del Signore. La seconda caratteristica, che interpella i cristiani quali destinatari della Missione, è la fiducia nell’accogliere. Tutti noi, infatti, prima ancora che a testimoniare, siamo chiamati ad accogliere fedelmente la testimonianza della Chiesa. Ma accogliere la testimonianza significa compromettersi, ascoltando chiunque parla in nome del Signore, chiunque è testimone della sua parola. Innanzitutto i Ministri che esercitano l’ufficio di Magistero, il Papa e i Vescovi. Ma il Signore può servirsi di chiunque e far sorgere profeti in mezzo al suo popolo. A noi è richiesta la vigilanza, per non perdere nessun segnale e nessun suggerimento mandato dallo Spirito. Naturalmente, per maturare questa attenzione di accoglienza, è necessario purificarci prima della cultura del sospetto, che pervade un po’ tutta la mentalità occidentale contemporanea. Pregiudizi antichi e moderni, di stampo anticlericale, non sono stati ancora completamente superati e allignano nello stesso popolo di Dio. Lo spettacolo della cronaca, manipolata per far notizia, ha infuso progressivamente nel cuore di molti l’abitudine a dubitare, a sospettare di messaggi e messaggeri. La critica che pervade la nostra cultura ci porta a considerare il dubbio come valore. Il rischio grave è quello di disamorarci della verità e di restare chiusi di fronte a coloro che, per la verità, sacrificano se stessi. Accogliere vuol dire invece dar fiducia, ascoltare con attenzione, dar credito ai valori e alle persone che intendono testimoniarli.

fra Corrado

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