Marzo 2002

I cerchi della missione

I Vescovi italiani all’inizio del Millennio ci hanno proposto un documento di capitale importanza: “comunicare il vangelo in un mondo che cambia“. In esso vengono tracciati gli orientamenti pastorali che dovranno caratterizzare le nostre chiese in questo primo decennio. Quando si afferma che questo mondo cambia, più che sottolineare un dato di fatto, si coglie un’attesa. Il cambiamento, cioè, è veramente desiderato. Ce n’è urgente desiderio, c’è fame e sete di un futuro nuovo e diverso. A questo desiderio, a questa fame e sete, il Vangelo può e deve essere offerto come la vera novità, come una sorgente che rinfranca e rigenera gli animi sfiduciati e affranti. La rivista della Federazione Stampa Missionaria Italiana commenta così il nuovo documento: “Un primo sentimento ci sembra doveroso manifestare ed è di gioia per il fatto che la Conferenza Episcopale Italiana imbocca decisamente la via della Missione. La Conversione Pastorale operata al Convegno di Palermo porta a questa conclusione: non si può vivere il Vangelo senza comunicarlo. Al n° 46 si parla di due livelli di Comunità: il livello Eucaristico, formato dai cristiani che partecipano alla Messa domenicale, e il livello battesimale, formato da quei battezzati che non hanno che rapporti sporadici (in occasioni particolari della vita) e che rischiano perfino di dimenticare il loro Battesimo e di cadere nell’incredulità. La prima comunicazione di Vangelo deve avvenire fra questi due livelli: i cristiani che vanno e partecipano seriamente all’Eucarestia, devono comunicare nel Vangelo con i loro fratelli che ne conservano solo deboli tracce. È la prima uscita che i Vescovi chiedono, si potrebbe dire il primo cerchio della Missione. Lo stesso n° 46 del Documento continua: Se questi due livelli saranno assunti seriamente e responsabilmente, saremo aiutati ad allargare il nostro sguardo a quanti hanno aderito ad altre religioni e ai non battezzati presenti nelle nostre terre. Anche la vera e propria Missione ad gentes, già indicata come paradigma della evangelizzazione dalla Lettera Apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, riprenderà vigore e il suo significato diventerà pienamente intelligibile nelle nostre comunità ecclesiali” A mio parere è proprio qui che si colloca l’impegno di ogni Centro Missionario e di ogni servizio di animazione alla missionarietà. Ricordare che fare missione è essere Chiesa. E che mandare missionari, preti o frati, suore o laici, famiglie o equipes tra i popoli e i poveri della terra... e accompagnarli e sostenerli, è compito di ogni comunità cristiana, di ogni parrocchia, associazione o gruppo. Se questo non è assolto, o è assolto in modo evanescente, vengono meno le condizioni per la missione sul nostro territorio. La Missione sul territorio - lo dico per l’esperienza di tanti anni di parrocchia - è sempre in qualche modo, una missione di ritorno. A me piace chiamarla: viaggio Nord-Sud, ma di andata e ritorno.

A cura di fra Corrado

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