Giugno 2010

Quello sguardo verso il Cielo

Preparando l'Editoriale, non posso fare a mano di farmi guidare dalle letture del periodo liturgico, quello che va da Pasqua alla Pentecoste dove ascoltiamo testimonianze di una Chiesa che cresce. Il libro degli Atti si apre con la partenza di Gesù da questa terra. Egli aveva convocato i suoi là, dove era partito, dalla Galilea dei gentili. La missione terrena è compiuta, ma non la sua opera che dovrà continuare sino alla fine dei secoli. Lasciando i suoi discepoli, testimoni della sua morte e risurrezione, comanda loro di andare per il mondo a predicare, battezzare e rimettere i peccati, in forza dello Spirito Santo che scenderà su di loro. Non avevano ben capito che toccasse a loro, infatti Luca riferisce che vennero rimproverati da due messaggeri che dicevano: “Uomini di Galilea, perchè restate a guardare il cielo?" Il giorno di pentecoste, con la discesa del Divino Spirito comprenderanno meglio quelle parole. Intanto si apriva una parentesi di secoli, di millenni… in cui sarebbe toccato a loro, e conseguentemente ai fedeli di ogni tempo, testimoniare la verità di Gesù e condurre gli uomini alla salvezza. Un movimento di secoli stava per iniziare, un movimento anche fisico, in quanto erano invitati a raggiungere tutta la terra! A farsi missionari e portatori di un massaggio che avrebbero dovuto conoscere “tutte le genti“. Un compito che è affidato anche a noi, come ha ricordato recentemente ai preti e ai laici, Benedetto XVI. «Non ci è stato assicurato il successo. Il compito è proprio questo: “Andate – annunciate“» I Vescovi più volte hanno invitato le Comunità cristiane ad educare all’impegno sociale e politico. In un recente documento si legge: “Evangelizzare è il fine della Chiesa… essa esiste per questo: annunciare Gesù Cristo, e la misericordia del Padre è il cuore del vangelo da portare, con fiducia e con sforzo agli uomini e alle donne del nostro tempo“. L’insegnamento di Gesù è estremamente concreto non è certo quello di un filosofo, si è fatto vicino all’uomo, alla sua situazione esistenziale: gioie, fatiche, dolori, difficoltà. Così deve essere l’agire della Chiesa e di tutti coloro che vi appartengono. Non gente astratta e distratta, disincarnata, con la testa tra le nuvole. Come si ricava anche dagli ultimi documenti del Papa… ”la missione della Chiesa è anche quella di educare alla socialità, alla giustizia, alla trasformazione del mondo del lavoro, formare ad un serio impegno politico e ad una prassi economica umanizzata, coinvolgersi nella gestione delle realtà terrene. È anche questo fare missione. Sono parole chiare, che non lasciano adito a riserve o a tentennamenti.

fra Corrado Trivelli

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