Marzo 2003

Ancora sperare

Ho cercato sempre di dare messaggi di speranza, ma riconosco che non è sempre facile essere assertore convinto di speranza, dopo tutto ciò che da tempo accade nel nostro mondo. Sentimenti contrastanti invadono il nostro cuore e la nostra mente di fronte alla condizione dei deboli, degli oppressi, dei profughi, degli emarginati e dei torturati. Nonché di fronte alla violenza di coloro che uccidono, devastano, bruciano. Eppure mi dico che se ci deve essere speranza, ci deve essere anche per questi… perché la speranza non ha colori, né confini, non è retaggio della vittima, che a sua volta può diventare potenzialmente oppressore. La speranza di ricostruire insieme un mondo, alla cui distruzione tutti hanno e abbiamo partecipato, deve essere un imperativo che contrasti la prepotenza bellica dell’odio, lo sforzo di egoismo dominante; dobbiamo, come ha ricordato il Papa Giovanni Paolo II in un suo messaggio per la Giornata della Pace, imporre una prepotenza etica che ci faccia sperare per la città del futuro. Questa deve essere la risposta del Cristiano alla volontà di potenza dell’egoismo, dell’individualismo, dell’indifferenza di questo deserto mondiale in cui agonizza l’etica sociale. Se così non è, chi potrà dare al padre la sua famiglia, alla madre il suo neonato, agli orfani dei genitori, ai martoriati i loro arti, a chi piange restituire il sorriso? Deve ritornare la speranza, la voglia di vivere, di perdonare, di dimenticare, anche se è difficile dimenticare col cuore, mentre la ragione può farlo più asetticamente… deve fortificarsi la voglia di ricostruire ex novo una società che sta scomparendo in varie parti del mondo. Dobbiamo pensare, riflettere su cosa l’umanità intera ha fatto attivamente o passivamente con la sua apatia e incoerenza in Palestina, in Afghanistan, nella zona dei grandi laghi in Africa, in America Latina e in altri innumerevoli luoghi, dei quali solo superficialmente siamo informati. In tutti questi casi ci troviamo di fronte ad attentati alla vita e al trionfo della sua negazione. Per non dimenticare dobbiamo lottare tutti nel nostro quotidiano contro l’individualismo, contro l’egoismo, per la vita e i suoi valori, pagando magari anche di persona, soffrendo anche per gli altri, non solo a parole, per testimoniare una vera simpatia all’uomo e alla sua esistenza.

fra Corrado

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