Giugno 2012

Copertina EdM Giugno 2012 n.45L'INQUIETUDINE della missione

Cari amici, vorrei aprire questo numero di ECO con una celebre frase di S. Agostino in apertura del suo libro autobiografico Le Confessioni: “Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te”. Il cuore inquieto è un cuore che vaga nel deserto, fino a quando non riposa in Dio. Ci sono vari tipi di deserto: vi è il deserto della povertà, quello della fame e della sete; il deserto dell’abbandono, della solitudine e dell’amore distrutto. C’è, però, non meno diffuso, anche il deserto dell’oscurità di Dio e dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. È allora al profondo del cuore che bisogna dirigersi, per riscattare gli uomini dal deserto e condurli al luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, che ci dà la pienezza di questa vita. Questa è la missione della Chiesa: rispondere all’inquietudine del cuore dell’uomo, offrendogli l’unico annuncio che può soddisfarlo e donargli l’agognato riposo: Gesù Cristo. Sì, perché l’uomo di oggi è povero soprattutto di fede e rispondere all’appello del povero significa non soltanto soddisfarne i bisogni materiali, ma prima di tutto la sua fame di Dio. Noi credenti dobbiamo saper intercettare l’inquietudine di innumerevoli cuori che in qualche modo cercano Dio; dobbiamo essere ‘inquietati’ dalla situazione in cui si trovano tanti nostri fratelli e sorelle. Esiste una stretta relazione tra il dono della fede che abbiamo ricevuto e l’assillo di portare a tutti questo dono. Ciò vuol dire che il cristiano non può restare tranquillo laddove si è installato fino a quando il mondo, tutto il mondo, non ha raggiunto il suo futuro in Dio. L’inquietudine del cuore, si può dire, è la fonte della missione, che, in tal senso, possiamo definirla come l’incontro tra due inquietudini: quella di chi cerca Dio e quella di chi non può stare in pace fino a che il Dio di Gesù Cristo non sia da tutti conosciuto e amato. Auguro a tutti noi, cari amici, questa “santa inquietudine”!

P. Stefano Baldini

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