Nigeria: Ibadan, chiesa di S.PioVolontari Internazionali Cristiani

Impegno per la promozione dei popoli
in via di sviluppo

Prato, 2 giugno 2009

Incontro di informazione
e formazione
alla Missione


Il convegno inizia con la proiezione di un video di testimonianza della durata di 15 minuti circa. Il filmato appena visto è relativo alla esperienza di Filippo, volontario internazionale della ONG di ispirazione cristiana Cope di Catania, che nel 2006 ha ricevuto il Premio Internazionale del Volontariato promosso annualmente da Volontari nel Mondo FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario), per la sua esperienza nel progetto di sviluppo promosso a Niololo, in Tanzania, in partenariato con la Chiesa locale.

Quella di Filippo è una esperienza significativa, che testimonia l’impegno degli oltre 700 volontari internazionali che hanno condotto lo scorso anno, in partenariato stretto con le popolazioni locali, 870 progetti in 82 paesi del mondo.
Promuovere e testimoniare una cultura di solidarietà tra i popoli è l’ideale che può sintetizzare l’impegno del volontariato internazionale cristiano oggi.
La modalità, il luogo, la durata del servizio possono essere diversi, ma l’ideale è unico: è l’ideale di solidarietà, giustizia, libertà collegato ad una coscienza critica di fronte alle realtà del mondo, la volontà di impegnarsi a fianco degli emarginati in azioni e interventi concreti, espressi in progetti, partecipando al processo di liberazione e autosviluppo dei popoli, il desiderio di vivere una vita impegnata, senza accettare passivamente le cose così come sono.
Alla base di tali motivazioni stanno dei valori e dei principi comuni che si possono sintetizzare nella convergenza sull’uomo e nell’impegno a lottare per la sua dignità, la difesa dei suoi diritti fondamentali e del diritto all’autosviluppo di ogni popolo.

La proposta del volontariato internazionale cristiano si basa su tre cardini: professionalità, permanenza e gratuità. Non si propone ad un volontario internazionale una esperienza passeggera, occasionale; non si offre la possibilità di una “fuga” dal suo contesto. La partecipazione ad un progetto specifico è una tappa di un percorso permanente, di una scelta di campo ben precisa: fare propria l’opzione preferenziale per i poveri; condividere una esperienza con le popolazioni impoverite nel tempo, per contribuire da una parte al percorso di sviluppo integrale di un contesto specifico, ed al tempo stesso per maturare la scelta volontaria di impegnare la propria vita in maniera permanente per una equa distribuzione dei beni, partendo dai bisogni degli ultimi, ognuno nel proprio ambito. Alla luce di tale prospettiva, l’impegno in un preciso progetto non può essere lasciato al caso, o alla buona volontà. Il volontariato internazionale di ispirazione cristiana chiede un impegno professionale, non ristretto solamente all’ambito tecnico nel quale un volontario viene inserito, bensì relativo a varie dimensioni, quali ad esempio:

  • sanitario: a tutti viene richiesta una conoscenza delle principali patologie presenti in contesti profondamente diversi da quelli a noi abituali, per potervi convivere in maniera adeguata (un volontario continuamente malato non serve a niente e a nessuno);
  • socio-politico-religioso-culturale: ogni volontario rappresenta in qualche misura la punta più avanzata di un organismo; egli è colui che meglio di ogni altro può aiutare a leggere i segni dei tempi per poter progettare al meglio nel futuro; ne consegue la necessità di essere profondi conoscitori del momento socio-politico-religioso-culturale che vive un dato paese in un preciso momento storico;
  • project-management: ogni volontario deve avere buone conoscenze di base delle metodologie e tecniche di project management: conoscenza del ciclo di progetto; capacità di gestire risorse umane, economiche e finanziarie; capacità relazionali e di mediazione; competenze specifiche nel monitoraggio e nella valutazione dei progetti; …

È in pratica un professionista della cooperazione internazionale, che in virtù del terzo cardine, la gratuità, come minimo non monetarizza la propria azione secondo “valori di mercato”. Dico come minimo in quanto, sebbene non siamo più negli anni 70-80 in cui un volontario partiva con un “argent de poche” ed il mantenimento in loco, la proposta del volontariato internazionale di ispirazione cristiana, in coerenza con i valori di solidarietà e condivisione cui si ispira, richiede ad ogni singola persona di adottare modelli e stili di vita coerenti con quelli delle popolazioni con le quali si opera, di vivere in sobrietà ed essenzialità, di gestire le risorse che gli sono affidate con la massima cura ed attenzione, senza sprechi ed orientate al bene comune della comunità di riferimento.
Ma la partecipazione ad un progetto di sviluppo, abbiamo detto che risulta essere una tappa di una scelta permanente. In tal senso il volontariato internazionale di ispirazione cristiana sin dal principio si è posto un quesito:
Vogliamo essere attori di un fenomeno diffuso con forte impatto sociale, politico e culturale impegnato nella diffusione del valore fondamentale della “equa distribuzione dei beni”

Vogliamo essere soggetti appagati da una favolosa promozione e gestione di progetti di volontariato internazionale cristiano per la cooperazione allo sviluppo?
Il documento base della FOCSIV ci aiuta a dare una risposta: il servizio volontario nelle comunità più emarginate del mondo aveva ed ha, o vuole avere tutt’ora i seguenti obbiettivi:
a) individuare e denunciare apertamente le cause e gli effetti della dipendenza (oggi direi della disuguaglianza);
b) dimostrare coi fatti la solidarietà con queste masse (oggi direi con oltre 2 miliardi di persone);
c) animare con la propria attività professionale e con la propria presenza, lo sviluppo autonomo delle comunità in cui siamo chiamati ad operare;
d) collaborare alla lotta per la liberazione integrale dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.
Potrebbe voler dire che siamo chiamati a:

  • leggere le evoluzioni del divario tra Nord e Sud, o meglio tra ricchi e poveri, o meglio ancora tra sempre più arricchiti e sempre più impoveriti;
  • identificare i bisogni concreti/reali che derivano da tale divario e su questi promuovere concrete/reali azioni di progettazione di auto sviluppo per la liberazione integrale dell’uomo. Progetti, cioè, che siano caratterizzati da:

- partenariato attivo con i beneficiari a 360°
- sostenibilità nel tempo
- integrati
- coerenti con i piani di sviluppo locali
- privilegi delle fasce più deboli
- in collaborazione con le varie espressioni della società civile
- coinvolgimento di volontari formati, motivati “spessi”
- fonti di finanziamento differenziate, e possibilmente ”libere”

  • identificare le cause del suddetto divario e costruire azioni/sinergie per rimuoverle.
    Ma che tipo di azioni per rimuovere tali cause?
La posta in gioco è grande. I bisogni dei poveri a cui cerchiamo di dare una risposta sono purtroppo il frutto della logica che governa il mondo. La cause di questo sono lontane dall’azione quotidiana, faticosa, di prossimità dei nostri volontari in prima linea. Sono convinto che debbano arrivare sino ai 2 fattori che governano il mondo oggi:

La Finanza:
  • che investe non sulla sostenibilità, solidità e realtà dei piani di impresa, ma sulla probabilità di rendita fornita da calcolatori
  • che raccoglie in pochi collettori i risparmi di milioni di persone che ne decidono l’uso (Borsa)
  • non la finanza che ha ricostruito il nostro paese dopo la seconda guerra mondiale che aveva l’obiettivo di far rinascere una economia reale, ma una finanza speculativa

e il mercato: che più è grande, più è globale, più è competitivo e meglio è. Per dare un’idea della globalizzazione dei mercati vi cito una frase tratta dal manifesto della campagna, promossa nel 2008 dalla FOCSIV, per il rispetto dei diritti umani nei P.V.S. da parte delle imprese multinazionali: “Il cotone della tua maglietta è stato coltivato in Costa D’Avorio, filato in Turchia, tessuto a Taiwan, colorato in Polonia, stampato in Francia, cucito in Bulgaria e venduto in Italia…”
Consapevoli di ciò, sono convinto che sia necessaria una scelta di campo culturale forte, consapevole, responsabile, che affermi con forza, nei confronti dei governanti, che:

  • è necessario cambiare rotta
  • la logica del PIL › 0 finita
  • le regole dell’economia, letteralmente “regole della casa”, vanno cambiate rapidamente, affinché sia assicurato il diritto alla vita dignitosa, alla salute, all’educazione, al lavoro e alla casa di tutti gli esseri umani senza alcuna discriminazione e al tempo stesso tale cambiamento delle regole della casa deve permettere all’insieme dei membri di una comunità, dal villaggio alla comunità internazionale, di vivere insieme in maniera ragionevole, pacifica, solidale e libera.

Questo significa reintrodurre i termini amicizia, solidarietà, cooperazione, responsabilità verso nuove generazioni nella teoria e nella prassi economica che oggi ha preferito privilegiare interesse, competizione, rivalità, conquista.
Quanto è ampio il campo di azione, dal progetto fianco a fianco con le comunità locali di Niololo in Tanzania all’azione politico-culturale necessaria per dire in maniera efficace e incisiva NO alla “finanziarizzazione” della società, NO alle mere logiche di mercato, NO ad uscire dalla crisi pensando solo a noi. Però, individuare e denunciare apertamente le cause del divario tra Nord e Sud, tra sempre più ricchi e sempre più poveri, e collaborare alla lotta per la liberazione integrale dell’uomo, cercando di incidere affinché tali cause siano rimosse, ci chiama a confrontarci con tale vastità di campo.
La Populorum Progressio ci invita ad una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico, che ci impone, in quanto Chiesa, di metterci al servizio degli individui per aiutarli a cogliere “tutte le dimensioni” di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale ed incisiva in questa svolta della storia dell’umanità.
Il vangelo ci richiama al dovere di farci carico di ciò che ci è stato rivelato e di dire apertamente al fratello che sbaglia l’errore in cui incorre, prima da solo, poi a tre, poi apertamente.
Rimuovere le cause del divario Nord-Sud significa dire ai governanti del mondo che sbagliano, significa agire sulle coscienze di ognuno di noi e di tutti coloro che incontriamo. Alla luce di questo, il Volontariato Internazionale di ispirazione cristiana, già oltre 35 anni fa, rispondeva al quesito iniziale che siamo chiamati ad essere attori di un fenomeno diffuso con forte impatto sociale, politico, culturale ed economico; non che vogliamo esserlo, ma che dobbiamo esserlo, in nome della nostra vocazione regale: i poveri non possono aspettare!!! A noi è stato rivelato!