Nigeria: Ibadan, chiesa di S.PioI Cappuccini Toscani in Nigeria

25 anni or sono, il primo frate cappuccino dell’epoca moderna arriva in Nigeria, su invito del Vescovo locale, Monsignor Francis Arinze, oggi Cardinale.
Da allora, molto lavoro è stato fatto, ed oggi una giovane e numerosa fraternità nigeriana porta l’annuncio della salvezza ai fratelli che non conoscono ancora il Signore.
In questo Primo Piano, P. Stefano Baldini, Ministro Emerito della Provincia Toscana dei Cappuccini, ricorda quella originaria chiamata, mentre i componenti della Fraternità Cappuccina di Lagos raccontano la loro attuale esperienza.

Gli antefatti - (P.Stefano Baldini)
“In questo anno centenario, nel quale si onora S. Francesco di Assisi, sono felice di scriverle per invitare il suo Ordine ad aprire una casa nell’Arcidiocesi di Onitsha, qui in Nigeria”.
Con queste parole l’allora Arcivescovo di Onitsha, Mons. Francis Arinze, oggi Cardinale, esordiva nella sua lettera d’invito al Ministro Generale dei Cappuccini, P. Flavio Roberto Carraro. La lettera è datata 20 Agosto 1982. In quell’anno, in tutto il mondo francescano, si celebrava l’ottavo centenario della nascita di S. Francesco d’Assisi.
“Da tempo – prosegue lo scritto - stavo cercando di avere i Francescani nell’Arcidiocesi di Onitsha. L’occasione mi è stata offerta da un giovane, Clemente Akosa Emodi, che è innamorato della vita dei Cappuccini”. Akosa, di lì a poco, sarà il primo nigeriano, assieme ad altri due giovani, ad iniziare l’iter formativo nei Cappuccini, fino al sacerdozio. Oggi, dopo venticinque anni, la presenza cappuccina in Nigeria conta oltre cinquanta frati e il loro numero è in continua crescita.
frati nigeriani

E’ iniziata così, dal desiderio di un Vescovo africano di avere nella sua Diocesi i figli di Francesco, l’avventura dei Cappuccini toscani in Nigeria.
Si è trattato di un inizio non programmato, assolutamente imprevisto; un po’ come per gli Apostoli che, improvvisamente e inaspettatamente, si sentono chiamare da Gesù per farsi ‘pescatori di uomini’. In Nigeria è stato un successore degli Apostoli a chiamarci, per portare lo spirito di Francesco tra la sua gente. Gli Apostoli si sono fidati di Gesù e hanno cambiato ‘mestiere’, pur non prevedendo che cosa li attendesse davvero. I Cappuccini hanno detto di sì alle attese di una giovane chiesa africana, benché consapevoli delle poche forze a disposizione.

La Provincia Toscana, in quegli anni, soffre già da tempo di una persistente crisi vocazionale ed è, perciò, umanamente tentata di declinare l’insistente invito del Padre Generale perché si accetti questo nuovo campo di lavoro apostolico e vocazionale. Si apprezza la bellezza del progetto, ma non è alla nostra portata: questo l’atteggiamento prevalente che serpeggia tra i frati. P. Lino Parri, Ministro Provinciale, è ugualmente perplesso, ma non vuole rinunciare ad un gesto coraggioso della Provincia. Scrive a Padre Flavio: “Siamo giunti a questa conclusione: i doni e le domande di Dio non possono essere trattati come gli altri fatti della vita; dobbiamo agire con fede e coraggio; con motivi umani, non possiamo; con motivi soprannaturali, forse potremo”.
Un passaggio della sua lettera ai frati del 7 gennaio 1983, dove lancia l’appello per mobilitare l’intera fraternità provinciale, dice tutta la sua fede, il suo entusiasmo, il suo coraggio, la sua determinazione a tentare comunque l’ impresa: “Se dovessimo rispondere negativamente al Ministro Generale, le cose di Provincia non saranno turbate e tutto proseguirà come prima. Noi avremo perso un’occasione di apertura e di novità; l’Ordine, certamente, provvederà senza di noi. Io spero e prego il Signore, perché parli al cuore dei più generosi e pronti e che questi siano capaci di una risposta coraggiosa”.

Non sarà facile reperire i tre frati necessari per iniziare. All’appello di P. Lino rispondono sette fratelli, ma non tutti sono pronti a coinvolgersi da subito in questo progetto. Uno di essi, missionario in Tanzania, è disposto a proseguire la sua missione in questo nuovo campo, ma gli anni sono troppi: 79!
Nel Marzo 1984 P. Giulio Galassi arriva in Nigeria. E’ il primo missionario cappuccino, in quella terra, dell’epoca moderna. Lo avevano preceduto altri confratelli (italiani e spagnoli) nel sec. XVII, ma il tentativo ebbe breve durata, complice soprattutto il clima, che minava la salute.
Nel Maggio 1984 P. Giulio è raggiunto da P. Bernardino Faralli e da P. Mario Folli. Finalmente una piccola fraternità cappuccina è nata in Nigeria! Il Vescovo Arinze presenta ufficialmente i tre cappuccini alla popolazione nella cattedrale di Onitsha il 12 Maggio 1984.
E’ il primo nucleo, destinato a svilupparsi con il sacrificio e il lavoro anche di altri frati toscani e, soprattutto, con la sorprendente crescita dei frati nigeriani.

Venticinque anni dopo - (La Fraternità Cappuccina di Lagos)
Su questa nostra rivista molto è stato scritto sulla Custodia dei Cappuccini Toscani in Nigeria. Fin dal suo nascere si è parlato delle diverse tappe compiute. Delle difficoltà incontrate dai nostri primi confratelli PP. Giulio, Bernardino e Mario Folli per la realizzazione di progetti, per muovere la crescita vocazionale. Soprattutto abbiamo partecipato alla gioia della crescita della famiglia Cappuccina nigeriana che ci ha portato ad oggi, ad una fraternità di confratelli locali in numero di 36 di voti perpetui, 15 di voti temporanei e 15 novizi. Il passato ha impegnato cappuccini toscani e locali alla costruzione delle case di formazione e alla programmazione adeguata per la formazione delle nuove vocazioni che numerose bussavano ai nostri luoghi. Adesso possiamo considerare concluso il delicato passo della “Plantatio Ordinis” come si dice in linguaggio canonico, la fondazione di un Ordine religioso non ancora presente nel luogo.
padre bernardino faralli
Abbiamo iniziato un’epoca nuova, segnata dall’invio di alcuni giovani sacerdoti a Roma per compiere studi di specializzazione nelle varie discipline teologiche presso le Facoltà romane. Inoltre abbiamo accolto e risposto all’invito della Conferenza Episcopale Nigeriana: “Siano gli stessi Cattolici Nigeriani a evangelizzare e catechizzare il proprio paese, divenendo i primi missionari nella propria terra”. Ci siamo innanzitutto, secondo la tradizione cappuccina, resi disponibili verso il mondo della sofferenza: assistenza spirituale e religiosa presso l’ospedale di Enugu e il carcere di Onitsha. Abbiamo risposto all’invito del Vescovo di Enugu mettendoci in servizio per la diocesi, accettando l’animazione pastorale nella nascente parrocchia in un popoloso quartiere chiamato Ugbene, alla periferia di Enugu, che lo stesso pastore ha voluto dedicare a Francesco d’Assisi.

Altri confratelli della nostra piccola casa di accoglienza in Lagos sono in Missione presso alcune isole della laguna di questa metropoli, ai margini della grande baia portuale. Isola del Serpente, cosiddetta per la sua conformazione geografica e Tomaro Island. Qui si portano i nostri giovani cappuccini ogni fine settimana e vi

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trascorrono tre giorni condividendo la vita dei locali, quasi tutti emigrati qui da altri paesi non nigeriani. Sono approdati in queste isole quasi deserte, dove riescono a sopravvivere dedicandosi alla pesca.

 

l'isola del serpenteNell’Isola del Serpente si vive ancora su palafitte. Sono gruppi di popolazioni provenienti da zone francofone, poiché siamo riusciti a scambiare qualche parola con i più anziani solo in lingua francese. Sono senz’altro fuggiti perché perseguitati, forse per motivi politici, comunque stiamo cercando di capire meglio, vivendo a fianco a loro, studiando con grande fatica la loro lingua di origine, poiché non parlano nessuna lingua presente in Nigeria. La loro situazione non è stata ancora chiarita dalle autorità e per ora non c’è soluzione alcuna. Solo la Chiesa si interessa a loro aiutandoli, anche per mezzo dei nostri fratelli cappuccini, ad indirizzarsi, dove il terreno lo renderà possibile, all’agricoltura. I pochi nigeriani residenti, dipendenti da agenzie marittime, non vedono di buon occhio queste nuove presenze, e anzichè avvicinarsi a loro, tanto bisognosi di sentirsi amati, di esser accolti e inseriti nel contesto civile del luogo, li evitano.

 

padre mario folli Dopo faticose indagini, abbiamo capito che molti appartenenti a questi gruppi hanno ricevuto una prima evangelizzazione, altri appartengono alla Chiesa Cattolica, sono stati battezzati in missioni cattoliche, ma purtroppo si notano tracce di una perdita di religiosità causata dalla presenza di sette protestanti e del nuovo slancio islamico. Le sette, finanziate dalle multinazionali americane, esercitano una forte aggressione nei confronti della Chiesa Cattolica, screditando gli ecclesiastici, attaccando i fedeli con obiezioni di falso sapore biblico e attraendo nuovi adepti con facile denaro. D’altronde, la miseria spinge i più deboli e i meno radicati nella fede a fare il gioco dei “viaggi tra le religioni”.
Di fronte a problemi così gravi, la nostra fraternità cappuccina nigeriana vive un’esperienza unica che forse non esiste in altre missioni. Ci muoviamo anche seguendo gli enti ecclesiali che stabiliscono l’orientamento pastorale indicato dal Sinodo della Chiesa africana. Si riflette su un problema o una situazione per stabilire impegni pastorali concreti. Quest’anno (2008-2009), l’argomento è proprio quello delle sètte; ha per titolo “Illuminiamo le Sette” che è il prolungamento della Pastorale Missionaria scaturita dall’anno precedente. Inseriti in questo cammino, il Signore ci sostenga nelle scelte di questo nuovo modo di essere come Francescani Cappuccini al servizio del Vangelo e della Chiesa.