Quante volte si è detto, scritto, sentito e letto che “nella Chiesa si è tutti missionari”, che la missione rappresenta la stessa ragion d’essere della Chiesa?! Ma la missione non si improvvisa: non solo quella “ad gentes”, ma anche quella intorno casa, quella fatta qui e ora, necessita di una preparazione, presuppone un percorso. Di questo ci parlerà, durante il 2008, Padre Samuele Duranti, sacerdote cappuccino, vicario parrocchiale di S. Lucia alla Barbanella, a Grosseto. Padre Samuele è laureato in Lettere Moderne all’Università di Firenze, ha scritto 13 libri su temi religiosi, a carattere divulgativo, e centinaia di articoli. Ma non chiamatelo scrittore: il suo orgoglio è quello di essere un figlio di Francesco, innamorato di Gesù e della sua Parola.

Lettura della Bibbia
Frequentare Gesù

Nel numero precedente (marzo 2008) presentavo in maniera molto sommaria quelli che a me sembra­no i tre capisaldi della Formazione in vista della Missione. In questo e nei due articoli che seguiranno mi riprometto di spiegare meglio e di approfondire un po’ i concetti allora enunciati.
Scrivevo che questi capisaldi, forse in maniera molto riduttiva, ma per essenzialità, si possono così individuare: 1. frequentare Gesù; 2. conoscere le persone cui desideriamo portare Gesù; 3. parlare loro con le parole di Gesù.
Frequentare Gesù: che cosa significa, che cosa comporta? A settembre uscirà un mio libro (già ne faccio propaganda!), dal titolo “La sola cosa necessaria” e dal sottotitolo “Vivere in compagnia di Gesù”.
Sono sei capitoli, così distribuiti: Sulle strade, nelle case, lungo il lago, nelle sinagoghe, sui monti, a Gerusa­lemme. Ho voluto Gesù contemporaneo, compagno di cammino. Ho cancellato duemila anni di tempo e mi sono fatto conterraneo di Gesù. Ho privilegiato gl’incontri, piuttosto che gl’insegna­menti.
Con Gesù ho camminato sulle stra­de della Palestina; ho attraversato la Galilea, la Samaria, la Giudea, la Decapoli, fino a Tiro e Sidone. E ho vissuto le tante vicende con le persone incontrate: la donna che da 12 anni soffriva di emorragie, il cieco Bartimèo, la donna cananea, i dieci lebbrosi, gl’indemoniati, la sama­ritana. Ogni incontro un messaggio grande, perennemente nuovo, vivo, attuale: di dolcezza e di tenerezza, di bontà e di potenza.

Con Gesù sono entrato nelle case: di Pietro, di Matteo, di Zaccheo, di Simone il lebbroso, di Simone il fariseo, di Giàiro. Gesù entra nel buio della stanza dove giace la figlia dodicenne di Giàiro e subito la inonda di luce di gioia, perché la vita vince la morte; entra nella tenebra del peccato dove ristagna Zaccheo, capo strozzino dei do­ganieri strozzini, e Zaccheo subito è redento dalla grazia della conversione; Gesù entra nell’amore profanato della prostituta e la ricolma del suo perdonante amore. Ogni incontro dà inizio ad una storia nuova, e ci lascia nell’anima un’orma inesorabilmente indelebile.

Con Gesù ho camminato sulla spiaggia del lago di Genèsareth (per gli ebrei, “il mare” di Galilea). Rievoco qui solo un episodio. Avviene lungo la spiaggia. Gesù incontra due coppie di fratelli - Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni - pesca­tori; li chiama a seguirlo per farne dei “pescatori di uomini”. Un frammento di tempo che si fissa nell’eternità: i quattro da questa chiamata entrano per sempre nel progetto di Dio. Ci insegnano a lasciare tutto, per mettersi alla sequela di Gesù e così collaborare alla storia della salvezza.
Con Gesù sono entrato nelle sinagoghe. Gesù, pio israelita, ogni sabato frequenta la sinagoga partecipando alla liturgia che vi si svolge. Dalla sinagoga di Nazareth, dove si rivela Messia, ma non è creduto dai compaesani, alle varie sinagoghe dove Gesù compie guarigioni, fino alla sinagoga di Cafàrnao, dove tiene il grande discorso sul Pane di vita.

Gesù dichiara: “Io sono il pane vivo disceso dal cie­lo” (con chiaro riferimento all’incarnazione); ”Io dò la mia carne per la vita del mondo” (con riferimento alla redenzione); ”Chi mangia di me ha la vita eterna” (con riferimento alla comunione).
Con Gesù sono salito sui monti. Gesù ha una predile­zione per i monti, là dove la terra si elèva al cielo e il cielo si china a baciare la terra. Monti, più che luoghi geografici, luoghi teologici, dove Dio si sente più vicino, nel silenzio immoto, nella solitudine assorta.
Dal monte della Quarantena, dove Gesù digiuna ed è tentato, al monte delle Beatitudini, dove Gesù proclama la “magna carta” del suo discepolo, al monte della Tra­sfigurazione, dove il Padre rivela l’identità di Gesù, “suo Figlio”, al monte Calvario, dove Gesù muore e risorge. Messaggi diversi, tutti mirabili e sublimi.

Con Gesù, infine, ho soggiornato a Gerusalemme. Di notte tempo sono andato a trovarlo con Nicodemo. E poi mi sono trattenuto nei pressi del tempio, dove, con Gesù, ho incontrato la vedova povera, la donna adultera, il cieco nato, l’uomo paralizzato da 38 anni. Sono entrato in Gerusalemme con Gesù osan­nato Figlio di Davide, l’ho visto cacciare dal tempio i profanatori.
L’ho seguito nel processo religioso, dentro il sinedrio e nel processo politico davanti a Pilato. L’ho accompagnato fin sulla croce e dentro il sepolcro, per contemplarlo poi nella gloria della risurrezione. Tutto questo per imparare a guardare con gli occhi di Gesù, ad amare con il cuore di Gesù, a parlare con le parole di Gesù. Domandiamoci: Come si è comportato Gesù con i bambini e i lebbrosi?!, le donne e i peccatori?!, gli scribi e i farisei?!, con i nemici, i ricchi, i potenti?! È molto importante saperlo.

Come ha reagito di fronte agli steccati meschini posti dagli uomini nei riguardi dei lebbrosi?! Come ha reagito di fronte alle stolte interpretazioni dei legulei: sul ri­poso sabbatico, sui cibi puri o impuri, su certe storture e chiusure?! È importante conoscerlo. Acquistare la mentalità di Gesù per poter agire sull’esempio di Gesù: questo dev’essere il nostro intento. Ecco perché è necessario (notate: non ho detto è impor­tante, ho scritto necessario!) sfogliare e risfogliare il vangelo, leggerlo e rileggerlo, finché diventi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, vita della nostra vita. Solo la familiarità assidua con Gesù ci può preparare/for­mare alla Missione. Sono fermamente convinto che l’ef­ficacia della Missione sia in proporzione alla frequentazione continuata/intensa/amorosa di Gesù.
”lo sono la vite, voi i tralci” ha af­fermato Gesù; “il tralcio staccato dalla vite non dà frutto, anzi, muore. Solo il tralcio attaccato alla vite porta frutto.” Senza Gesù non siamo capaci di fare nulla di bene. Gesù comanda: “Rimanete nel mio amore. Se rimanete nel mio amore, sarete miei discepoli e porterete molto frutto”.

Desideriamo conoscere e far conoscere Gesù, amarlo e farlo amare?! Frequentiamo Gesù e saremo portatori del suo messaggio di salvezza.