P. Leonardo Amadori: Il modello di Chiesa
L’orientamento attuale della Chiesa tanzaniana, datole dal Sinodo
africano del 1994, dal Meeting dell’Amecea (Conferenze Episcopali
dell’Africa Orientale) del 2002, dal Secam (Simposio delle Conferenze
Episcopali dell’Africa e del Madagascar), tenutosi proprio in
Tanzania nel gennaio 2007, e dall’Anno delle comunità di
base tuttora in corso (2007-2008), è così sintetizzabile:
“Evangelizzazione in profondità tramite la fondazione delle
piccole comunità cristiane”.
Evangelizzazione in profondità significa che i cristiani, per
essere credibili davanti alla società, devono, prima di tutto,
evangelizzare sé stessi (o rievangelizzarsi), cioè devono
approfondire la loro fede (Ecclesia in Africa N° 47,55). Non si
tratta tanto di aumentare il numero dei cristiani, ma di fare penetrare
il vangelo nella loro vita quotidiana. Forse è finito - in qualche
modo - il tempo di battezzare o convertire i pagani, è tempo
di evangelizzare i battezzati, i convertiti, se mai sono stati convertiti.
Il modello di chiesa che il Tanzania vuole costruire si basa sul concetto
della piccola comunità cristiana (10-15 famiglie) dove i cristiani
- come membri di un’unica famiglia - si sforzano di vivere in
solidarietà, sia nella gioia che nel dolore. I familiari comunicano
tra loro, senza dimenticare coloro che sono morti. Il fondamento di
questo concetto di Chiesa è Dio stesso, che è famiglia,
non un Dio solitario (ogni famiglia/comunità deve imitare la
famiglia/comunità che è in Dio). Questo modello mette
anche in risalto l’importanza del decidere e dell’agire
insieme, cioè della comunicazione nella Chiesa, tra fedeli e
autorità ... una specie di democrazia nella Chiesa. In questo
modello di Chiesa l’apostolato dei laici, il loro consiglio, il
loro apporto, la loro collaborazione è richiesta a ogni livello.
Sta scomparendo l’idea di chiesa o di parrocchia come stazione
di rifornimento, dove il cristiano va, si ferma, fa il pieno, paga,
e si sente a posto fino a fine settimana.
La “Piccola comunità cristiana” facilita e permette
al sacerdote di contattare da vicino tutti i fedeli della sua parrocchia,
dove si celebrano i sacramenti (battesimo, riconciliazione, matrimoni,
e di quando in quando, l’Eucaristia). La partecipazione alla liturgia
domenicale di parrocchia (famiglia di famiglie) è molto migliorata.
Anche il servizio della carità per i più deboli, l’assistenza
spirituale agli ammalati della comunità, si è resa più
facile, vorrei dire, si e spostata dalla parrocchia alla “piccola
comunità cristiana” (a parte qualche gesto a livello parrocchiale).
P.
Francesco Borri: Servono ancora i missionari?
Qualche anno fa, durante una liturgia per le vocazioni, P. Marino -
un padre passionista - con una buona dose di umorismo disse: “Il
nostro ruolo è ormai logoro! Tocca a voi - disse - A voi africani!”
Cosa voleva dire? Era arrivato in Tanzania negli anni venti quando la
forza missionaria era potente: 30-40 frati passionisti con piccolissimi
aiuti riuscivano a mandare avanti una zona grande come la Toscana e
l’Umbria messe insieme, con grossi sacrifici e grossi spostamenti.
Disse ai presenti che toccava a loro, agli africani, portare avanti
il lavoro iniziato dai missionari, perché “non ce la facciamo
più”. Adesso ci chiediamo: e i missionari? Cosa ci stanno
a fare i missionari? Ci stanno bene o ci stanno male? All’inizio
- eravamo intorno alla metà del 19° secolo, all’indomani
del Congresso di Vienna – la missione in Africa procedeva in tre
direzioni: la prima, l’evangelizzazione; la seconda, la promozione
umana; e la terza, la culturizzazione, attraverso la scolarizzazione
delle popolazioni che si affidava alla Chiesa.
I primi missionari sono entrati in Tanzania con questo lavoro immenso
da fare. Poi, attorno agli anni ’60, quando tutte le nazioni africane
hanno acquisito l’indipendenza, anche la Chiesa locale ha sentito
un maggior bisogno di indipendenza, tanto che piano piano i vescovi
d’origine europea sono stati sostituiti da quelli locali.
Poi è venuto il fenomeno della inculturazione, che un po’
ha messo da parte il missionario. Il loro numero è già
diminuito sensibilmente. La parte dirigenziale della Chiesa, sotto tutti
i punti di vista, è in mano ai locali. La cultura africana si
regge molto sulla tradizione. Anche nella Chiesa è così:
dopo 150 anni di attività, la maggior parte svolta dai missionari,
il missionario non è considerato un estraneo, anzi è davvero
un punto di riferimento importante. Le sfide che hanno di fronte la
società e la Chiesa in Tanzania sono molto grandi e importanti,
lo sviluppo, la povertà… e i vescovi, insieme ai sacerdoti,
non se la sentono di staccare il cordone ombelicale con i missionari
perché li sentono parte della loro storia. Verrà il giorno
però, in cui ci saranno preti a sufficienza e quel giorno diranno
a P. Leonardo: “Hai lavorato tanto, ora riposati! Facciamo da
noi”.
Per concludere: il missionario è importante, è essenziale,
però deve avere il buon gusto di mettersi in seconda linea, non
è più il tempo di stare in prima linea. La presenza e
la testimonianza dei missionari può essere ancora validissima
nella vita spirituale e religiosa. È importante testimoniare
con la nostra vita, non tanto per quello che si fa praticamente, quanto
per come viviamo.
P.
Silverio Ghelli: La promozione umana
Il tema che svolgerò sarà un po’ più pratico,
parlerò di un aspetto più visivo, perché la Chiesa
ha bisogno anche della testimonianza delle opere. Non che sia la cosa
più importante, ma l’amore si vede anche nelle opere e
la Chiesa ha bisogno di questo tipo di testimonianza, che altro non
è che la promozione umana. Promozione umana vuol dire far sì
che l’uomo possa vivere nella giustizia, libero da ogni oppressione.
Allora la Chiesa si è messa in colloquio aperto anche con le
persone non credenti, ma che vogliano il bene dell’uomo. Questo
perché Gesù ci ha detto che “se anche date un solo
bicchiere d’acqua ad un uomo, l’avete dato a me!”
Quindi anche coloro che non credono, ma fanno gesti di umanità,
servono Cristo. D’altra parte il discepolo di Cristo non è
il battezzato, ma colui che veramente segue Cristo con le sue opere.
Ecco perché le nostre missioni sono strutturate tutte per evangelizzare,
ma senza dimenticare le opere sociali: la chiesa, la casa dei padri,
la casa delle suore, l’asilo, il dispensario. Insieme a queste
opere, talvolta si può trovare una falegnameria o… il Centro
per i bambini handicappati di Mlali. In questi ultimi anni, poi, siamo
stati chiamati a costruire scuole secondarie. Anche lo Stato sta creando
scuole secondarie, però si è accorto che gli studenti
che frequentano scuole cattoliche superano gli esami con maggior facilità,
allora ha invitato la Chiesa a costruire scuole, non solo per i loro
seminari ma a beneficio di tutti. Nella diocesi di Dodoma il vescovo
ha invitato anche a creare una scuola secondaria femminile, perché
secondo i costumi del luogo le ragazze sono messe da parte.
I campi di lavoro ci sono stati d’aiuto per tante cose. Abbiamo
anche verificato quanto sia importante la preparazione di coloro che
vengono a trovarci, per sperimentare insieme a noi la missione: che
abbiano una formazione buona, che frequentino la chiesa e soprattutto
i sacramenti, che esprimano la gioia della loro fede, perché
questo influisce molto sui giovani africani. In queste opere materiali
noi chiediamo la vostra collaborazione, perché i loro mezzi sono
di poco conto.
Noi missionari ringraziamo tutti coloro che si sono prodigati con il
loro aiuto, con la loro presenza, con la loro buona volontà e
per il loro esempio di fede. Ma ringraziamo anche coloro che non sono
potuti venire, ma che hanno partecipato al finanziamento di questi importanti
progetti.
Tanzania
Superficie: 945.095 kmq (tre volte l’Italia)
Abitanti totali: 38 milioni, di cui
Cattolici: 12.160.000 (32%)
Cristiani: 17.100.000 (45 %)
Musulmani: 35-40%
Diocesi: 30
Arcidiocesi: 5
Vescovi (Ordinari e in pensione): 37
Parrocchie: 48
Congregazioni religiose: 54
Le date più importanti
1868 - Arrivo dei primi Missionari a Bagamojo (Tanganyika) da Zanzibar
1888 - Arrivo dei primi Missionari Benedettini a Dar - Pugu, che è
la prima parrocchia
1891 - Tanganyika è sotto il controllo dei Tedeschi (Africa Orientale
tedesca)
1915 - Tanzania è colonia Inglese
1954 - K.Nyerere ‘Mwalimu’ a Pugu abbandona la professione
di insegnante e dà inizio al Tanu (Tanganyika African National
Union)
1963 - Indipendenza. K. Nyerere primo presidente
1964 - Indipendenza di Zanzibar
1964 - Repubblica Unita del Tanzania.
1967 - Programmazione di Arusha Socialismo nyererano (socialismo e autosufficienza)
1977 - Fusione del TANU e Afro-Shirazi
1985 - Nyerere si dimette da Presidente
1995 - Prime elezioni pluripartitiche - mercato libero
1999 - Morte di J.K.Nyerere
2005 - Quarto governo
2006 - Apertura della causa di beatificazione di J.K.Nyerere