Prato 2 Giugno 2006
Incontro di informazione e formazione alla missione in collaborazione col Ce.Mi.Ofs e l’O.F.S.


Laici come gli altri ma...

Chiara Ameglio, P. Antonio Da Trinidade, P. Luigi Senesi
Paola e Miriam, sorelle francescane della Nuova Gerusalemme

Chiara Ameglio, P. Antonio Da Trinidade, P. Luigi Senesi Paola e Miriam, sorelle francescane della Nuova Gerusalemme


Intervento di Padre Luigi Senesi
Assistente Generale dell’Istituto
Secolare “Piccola Fraternità Francescana di Santa Elisabetta”


È con grande gioia che rispondo all’invito offertomi dal CAM di rendere la mia personale testimonianza e quella dell’Istituto al quale presto il mio servizio. Si tratta di una nuova presenza laica missionaria in Brasile, dove come religiosi siamo presenti da diversi anni. Mi sembra giusto spendere innazitutto due parole per presentare l’Istituto. Nel maggio 1935, per un’ispirazione che il Signore concedeva al Fondatore, Padre Luigi Quadrelli da Pietrasanta, in occasione del 7° centenario della canonizzazione di S. Elisabetta d’Ungheria, nasceva la “Piccola Compagnia di Santa Elisabetta d’Ungheria”. Nel gennaio 1985, con decreto del Card. Silvano Piovanelli, allora Arcivescovo di Firenze, il Signore ci donava l’erezione canonica della “Piccola Fraternità di S. Elisabetta” ad Istituto Secolare di diritto diocesano.

Lungo il Rio delle AmazzoniIlheus (Salvador Bahia):

L’approvazione delle Costituzioni impegnava ogni Sorella a vivere nel mondo la totale consacrazione al Signore mediante la professione dei Consigli Evangelici, “nel Terz’Ordine e per il Terz’Ordine” (P. Luigi), professandone la Regola. Durante l’Assemblea dell’agosto 1995, per esigenze emerse, sono state apportate diverse variazioni alle Costituzioni, tra cui anche la denominazione di “Piccola Fraternità Francescana di S. Elisabetta”, già “Piccola Compagnia di S. Elisabetta”.

In seguito, l’Ordine Francescano Secolare (OFS), durante il Capitolo Mondiale tenuto a Madrid nel 1999, ha modificato l’articolo 2 delle proprie Costituzioni, che ora recita così: “Non possono far parte dell’OFS coloro che sono legati, mediante impegno perpetuo, ad altra famiglia religiosa o istituto di vita consacrata”. Nell’Assemblea dell’agosto 2001, pertanto, si è ritenuto opportuno modificare diversi articoli delle Costituzioni tenendo presente l’estendersi dell’Istituto in Brasile, l’esclusione dall’OFS, la non necessaria appartenenza ad esso, pur continuando a professarne la Regola ed altre esigenze emerse negli ultimi anni.

Venendo al Brasile, vi dico subito che, quando l’8 gennaio 2006, sono partito per questo primo viaggio pastorale, durato 40 giorni circa, si è trattato dell’esperienza che ha segnato la mia vita. Gli inizi del Brasile per l’Istituto sono il segno di una realtà nuova legata alla freschezza del carisma che fa ripensare alle origini. Così è di questa terra, della realtà di questo popolo in gran parte giovane dove c’è una fede e una Chiesa viva. La fede è viva in tutte le sue espressioni da parte di tutti: dai Vescovi ai preti, dai religiosi alle religiose, dai più piccolo ai più grandi.

L’Istituto è già conosciuto, apprezzato, amato e cresce a livello vocazionale. Si stanno organizzando, amano l’appartenenza all’Istituto. Fanno sacrifici enormi per ritrovarsi, le distanze e le spese sono incredibili! I giovani vengono accompagnati da sacerdoti ben preparati.
Sono una trentina tra ragazzi e ragazze (dai 20 anni in su) e molti di loro sono impegnati nelle Parrocchie, nelle Diocesi, nelle attività caritative. Sono inseriti nelle favelas e lavorano per i meninos de rua, coi quali stanno gran parte del loro tempo. I Vescovi coi quali ho parlato hanno molto a cuore tutto quanto e apprezzano il loro servizio apostolico. Ricordo che sono laici (non preti o religiosi) consacrati nel mondo. Qui si inserisce il lavoro della sorella Chiara Ameglio che nei mesi invernali presta il suo servizio in Brasile dove, fra l’altro, ha fondato l’Associazione “Pro Meninos de rua” che si adopera per aiutare i bambini e le famiglie in difficoltà.

Ho visto con i miei occhi queste realtà, specialmente quando ha visitato le famiglie dei nostri giovani che sono sparsi in diversi stati. Le ho viste viaggiando per ore, con fusi orari diversi, coi mezzi a disposizione. Il pullman è il mezzo ordinario di viaggio: ci si passano ore e ore, sicuro di giorno, diventa pericoloso da una certa ora in poi, specie la notte. Le distanze maggiori sono da superare in aereo e poi, in Amazzonia, si va con la barca lungo il grande Rio delle Amazzoni. L’accoglienza e l’ospitalità è esemplare; pur essendo privi di tante cose, i brasiliani sono dignitosi nella loro situazione di vita.

Vedere con gli occhi, stare accanto a loro, vivere la Chiesa con l’entusiasmo di questa fede è troppo importante per ascoltare, capire e accogliere le novità dello Spirito. Come fa bene sentirci Chiesa, uscire da noi stessi, dai nostri confini, scambiarci esperienze nuove, servire al di fuori della nostra terra. Consapevoli che la Chiesa (e quindi il cristiano) è per sua natura missionaria, sappiamo cogliere questi segni del passaggio del Signore che ci parla e attende da noi una risposta.

Intervento di Padre Antonio Carlos Lucas Da Trindade (detto P. Totta)
Parroco di Ilheus e responsabile dei Progetti Buon Pastore e Santa Chiara

Lavoro in una regione che era ricca per la produzione del cacao. Circa 20 anni fa una malattia ha distrutto molte coltivazioni e molti lavoratori si sono spostati verso le città formando le favelas. Non erano preparati a vivere nelle città, non avendo né lavoro né istruzione. Il disagio è cresciuto a dismisura e con questo l’uso della droga. I giovani specialmente iniziano a drogarsi molto presto, hanno esperienze sessuali precoci e, spesso, una vita troppo corta, perché comprano la droga e, non avendo possibilità di pagarla, vengono uccisi; questa è la legge nell’ambiente della droga. I bambini vivono in strada già a 5 anni: rubano per mangiare, annusano la colla e bevono alcolici. I trafficanti li sfruttano per il traffico della droga e a volte li eliminano per non avere testimoni. Negli anni 80 ho iniziato ad occuparmi di 5 o 6 ragazzi che cercavano cibo davanti alla curia diocesana (ero seminarista) e poi ho continuato come parroco nelle favelas.

Ultimamente sono impegnato con il progetto Santa Chiara, una scuola vicino alla favelas che, oltre all’istruzione, offre il vitto per tutto il giorno, e con il progetto Buon Pastore, che prevede la costruzione di un centro con 6 strutture per l’istruzione, l’accoglienza con vitto e alloggio, la formazione e l’inserimento nel lavoro. Ospiterà circa 300 bambini ai quali vogliamo donare amore, formare anche il cuore perché diventino responsabili e capaci di vivere dignitosamente con il lavoro. Ci sono molti volontari del luogo, che lavorano con noi perché questi bambini non restino abbandonati a se stessi e non perdano la dignità umana. Mi sento piccolo per tutto quello che devo fare ma confido in Dio e nei cuori buoni che ci aiutano.

Intervento di Paola
Sorella Francescana della Nuova Gerusalemme

Quando san Francesco incontrò alcuni laici che volevano seguire le sue orme nella Chiesa e nel mondo, mantenendosi fedeli alla loro condizione laicale, ha avuto l’intuizione di offrire la possibilità di vivere il Vangelo, partecipando della stessa vocazione alla “fraternità povera”. In questi otto secoli di storia l’Ordine Francescano Secolare ha cercato di portare nel mondo, contraddittorio terreno di azione della grazia, lo spirito e la passione per Dio e per l’uomo di Francesco d’Assisi. Lo ha fatto in vari modi e con diversi strumenti, credendo che la condivisione di momenti essenziali (preghiera, formazione, servizio) con i fratelli e le sorelle, dono di Dio perché non scelti, possano essere la forma che il Signore suggerisce per la loro crescita e per la loro vita di fede. All’interno quindi di una fraternità (cellula prima dell’OFS) nasce l’esperienza delle Sorelle Francescane della Nuova Gerusalemme, donne (sei in tutto!) che hanno ricevuto una chiamata ulteriore alla vita consacrata, proprio a partire dalla vocazione all’OFS.

Siamo nate ufficialmente nel 1997 quando il Consiglio nazionale dell’OFS ha approvato il nostro statuto in via sperimentale, anche se la nostra storia inizia nella prima metà degli anni ’80 con tre giovani donne che hanno incominciato un’esperienza di vita comune con il desiderio di consacrare la propria vita a Dio, rimanendo ancorate all’esperienza della fraternità locale in cui erano inserite. Da allora i passi sono stati molteplici, alcuni dolorosi e complicati, altri sono giunti come coronamento di sogni e desideri che albergavano nei nostri cuori da tempo. La nostra vita non è diversa da quella di tante vostre famiglie… anche noi cerchiamo di vivere in comune quelli che sono i momenti essenziali della quotidianità, la preghiera, i pasti (almeno la cena) e alcuni momenti di svago; molto delle nostre giornate sono occupate dal lavoro anche se da questo punto di vista siamo piuttosto avvantaggiate da orari umani…

S.Nazzaro (No): Certo gli impegni di servizio nella Chiesa e nell’OFS occupano gran parte anche del nostro tempo cosiddetto libero. La spinta a vivere una dimensione di fraternità aperta a tutti senza barriere o steccati posti da limiti di sesso, cultura, appartenenza economica o sociale, segno e anticipazione di quella fraternità che tutti attendiamo come pienezza, nella Gerusalemme nuova, nel corso della storia si è tradotta in una scelta essenziale di campo: la casa in cui viviamo (siamo inserite in due luoghi) deve essere condivisa con chi ne ha bisogno, con chi più di noi ne ha diritto, con chi inizia viaggi da lontano con tante promesse e speranze di vita e che ritrova infrante sulle nostre strade.

Come puro e dovuto atto di giustizia. Da circa otto anni condividono con noi la quotidianità alcune ragazze che da paesi più o meno lontani (Nigeria, Romania, Moldavia…) sono state condotte in Italia con l’inganno e il miraggio di un lavoro dignitoso e poi inserite nel circuito della prostituzione coatta; donne che hanno avuto il coraggio e la forza di scappare dalla condizione di schiavitù in cui erano state poste per poter riappropriarsi del loro percorso migratorio e, finalmente, costruirsi una prospettiva di futuro che non debba fare i conti con le pretese di chi si sente superiore perché può esercitare il potere del denaro e della violenza. Donne che, veramente vicine a Cristo, povero e crocifisso, ci hanno spesso scortato alla vera adorazione del Padre; ci hanno offerto l’amore che solo Dio sa dare, libero e liberante; ci hanno condotto a riscoprire la bellezza e la potenza dell’incarnazione nella purezza dei loro cuori.