Le guerre avranno fine, solo la pace è infinita

Mentre scriviamo, abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini struggenti dei nostri ragazzi morti in Iraq, il dolore dignitoso e inconsolabile dei familiari e dei commilitoni. A ognuno di loro va la nostra gratitudine, il nostro affetto, la nostra preghiera. Ufficialmente finita nel maggio scorso, questa guerra continua a mietere vittime giorno dopo giorno, da una parte e dell’altra. Di quelle americane si tiene una contabilità rigorosa, perché da quel numero dipende il futuro politico di chi questa guerra ha fortemente voluto, contro il buon senso, l’opinione pubblica, la legalità internazionale. I morti non americani, anche se sono molti di più, si sa, contano molto di meno. E noi, che insegnamento traiamo da questa apparente sconfitta del “fronte della pace”? Come cambia, se cambia, il nostro modo di operare in favore della pace?
La guerra è frutto del peccato, la pace è dono di Dio.
La prima lezione consiste nel saper riconoscere ed accettare i nostri limiti. Evidentemente abbiamo riposto più fiducia nelle dimostrazioni, petizioni, iniziative umane, che nella preghiera. La pace è dono di Dio, la guerra è colpa dell’uomo. Verrebbe di pensare che i peccati di questa nostra umanità hanno superato la sua capacità di invocare l’aiuto di Dio. Ma possiamo sempre rimediare.
Domandare la conversione del cuore.
Riconoscendo con umiltà la nostra impotenza, e rinnovando la nostra fede nell’Amore di Dio per l’uomo, non ci resta che moltiplicare le nostre suppliche, accompagnate da gesti concreti di sacrificio e di carità. Ognuno di noi sa che la pace, quella vera, comincia dalla conversione del proprio cuore, che non consente pensieri di rivalsa, rancori, giudizi temerari, e che si alimenta solo alle fonti delle grazia. Pregheremo prima di tutto per questo, quindi, per essere uomini e donne operatori di pace autentica, pregheremo per le vittime della guerra, di tutte le guerre, e per i responsabili, che siano toccati anch’essi dalla misericordia salvifica di Dio.
Le guerre dimenticate non fanno meno male di quella in Iraq.
Le guerre non sono solo quelle che si vedono in TV. Oltre all’Iraq, e prima dell’Iraq, dell’ Afghanistan, della Terra Santa, ci sono decine di guerre nel mondo, fra stati e all’interno degli stati. Provocano gli stessi drammi e la stessa sofferenza di quelle coperte dai mass-media, anche se non toccano gli interessi dei Paesi ricchi. Proviamo ad elencarle: Angola (1 milione di morti, 2 di profughi), Colombia, Chiapas, Burundi (con ripercussioni in Ruanda, Uganda, Tanzania), Congo (1,8 milioni di morti, con ripercussioni in Angola, Namibia, Zimbawe, Uganda e Ruanda), Sierra Leone, Liberia, Etiopia ed Eritrea, Algeria (integralismo islamico), Sudan (2 milioni di morti e 4 di profughi), Nigeria (scontri fra cristiani e musulmani), Uganda, Ruanda, Senegal, Somalia, Kashmir (conteso fra India e Pakistan), Nepal, Sri Lanka, Molucche, Papuasia, Filippine (isola di Mindanao), Birmania, Kurdistan (Turchia, Iraq, Armenia, Siria), Cecenia e Abkhazia (ex Unione Sovietica). Anche l’Europa è insanguinata, ormai da decine di anni, da rivendicazioni etniche e religiose, nei Paesi Baschi (Spagna) e nell’Irlanda del Nord (Gran Bretagna). Per la mappa aggiornata vedi www.warnews.it
Dopo questa vicenda, chi è più forte e chi è più debole?
Se è vero che il fronte della pace sembra aver perso la partita dell’Iraq, è utile ricordare che mai si era creato un movimento d’opinione così vasto a livello mondiale, al punto che l’autorevole New York Times ne ha parlato come della “seconda potenza mondiale”, una realtà con cui gli stessi Stati Uniti dovranno fare i conti. Questo movimento ha influito sulle decisioni di numerosi stati e governi, ha fatto sì che sia venuta meno anche la “copertura” dell’ONU, smascherando gli anglo-americani come i fautori di una guerra priva di qualsiasi legittimità, uno smacco politico che non sarà privo di conseguenza per la leadership dei due Paesi e… per i loro ulteriori progetti di guerra.
Concludendo
Con la guerra, si sa, non vince nessuno. Perdiamo tutti. Grazie alla nostra fede, però, possiamo sperare, dobbiamo sperare contro ogni speranza. Semmai lo avessimo dimenticato, questo è il momento in cui non possiamo che rivolgerci a Chi può donarci la pace, quella vera e… infinita! Questa dobbiamo implorare, e questo dobbiamo testimoniare, qui e ora.q