Mons. Pacifico Tiziano MicheloniMons. Pacifico Tiziano Micheloni
Vicario Apostolico di Aden in Arabia (1933-1936)

Nato a Vernio di Prato l’8 marzo 1881 da Petronio e Rosa Paoletti, Tiziano Micheloni vestiva l’abito cappuccino l’11 aprile 1896. Compiuto il Noviziato a Montepulciano, e proseguiti gli studi ad Arezzo, emetteva la professione solenne il 15 agosto 1901. Il 19 settembre 1903 veniva ordinato sacerdote. Inviato in Inghilterra per apprendere la lingua inglese, veniva inviato in missione ad Agra nel 1907, e poi, dal 1920, ad Aden. Segretario del Vescovo e Superiore regolare, diventava Amministratore Apostolico della Missione dal febbraio 1928. Uno dei primi problemi che gli si presentava era costituito dalla questione somala.
Dopo aver studiato i numerosi incartamenti che riguardavano la missione di quel vasto territorio, e dopo aver approfonditamente indagato, presso gli uomini più rappresentativi delle numerose tribù, sull’opportunità di aprire una missione, il P. Micheloni comprese che era giunto il momento di muoversi. Malgrado le difficoltà frapposte dal Governatore del Protettorato inglese, che non gradiva la presenza di missionari, nel 1930 il missionario cappuccino riusciva ad ottenere dapprima un permesso di residenza a Berbera, per non più di quattro mesi all’anno, e successivamente il diritto di fermarsi sull’altopiano per sette mesi all’anno e di poter percorrere tutta la Somalia. Il P. Micheloni fu il primo a valersi di quella concessione il che gli consentì, nei mesi di maggio e giugno del 1931 di percorrere tutta la Somalia dove organizzò numerosi incontri con i cattolici somali e con i capi tribù. Tutti indistintamente richiesero la presenza di missionari, soprattutto perché avevano compreso l’importanza dell’istruzione che gli stessi avrebbero potuto dare a quelle popolazioni. Nominato Vicario Apostolico il 25 aprile 1933 e consacrato vescovo di Lete l’8 settembre successivo, nel 1934 mons. Micheloni tornò a Sheik dove ebbe modo di intrattenere rapporti diplomatici al fine di ampliare la presenza missionaria in Somalia che, in quel momento, era costituita da un solo religioso: P. Adolfo da Lasalla. Le difficoltà furono numerose. Ad una iniziale accondiscendenza delle Autorità, ancorché espressa in modo non ufficiale, seguì un perentorio irrigidimento delle stesse motivato da presunte manifestazioni di piazza contrarie alla presenza missionaria. Mons. Micheloni si precipitò così a Berbera e scoprì che vi era stato solo uno sparuto corteo. Molto probabilmente - narra mons. Micheloni - il Governatore, mosso da timori per sé stesso e per i religiosi si era pentito delle concessioni e aveva contribuito lui stesso ad inscenare la manifestazione per giustificare il repentino mutamento di parere. La realtà era però sostanzialmente diversa: il Vescovo missionario percorse nuovamente tutta la Somalia, in compagnia di un giovane cristiano, ed ebbe spesso numerose richieste di rimanere nei villaggi, senza che mai gli venissero rivolte parole men che riguardose.
Dapprima come Amministratore e successivamente come Vicario apostolico e Vescovo, mons. Micheloni dedicò particolare attenzione agli orfanotrofi di Aden. “Essi vanno bene – scrisse nel 1932 – ma non potranno avere vita rigogliosa finché non potranno essere trasportati in Somalia. Tutti gli orfani sono somali e si trovano a disagio nel clima di Aden”. Le scuole, invece, accogliendo generalmente ragazzi più grandi e, quasi sempre, con la famiglia sul posto, avevano più incidenza sull’avvenire della missione. Al tempo di mons. Micheloni c’erano ad Aden 17 scuole governative, di cui ben cinque della missione; queste ultime avevano comunque un numero di alunni più elevato rispetto alle altre. Anche qui i problemi non mancavano, soprattutto per la presenza, nelle stesse classi, di studenti cattolici e musulmani, con rischi non indifferenti per l’educazione alla fede cattolica.
Purtroppo la lunga permanenza in Aden minò lentamente, ma inesorabilmente la salute del giovane Vescovo che fu costretto a lasciare la Missione per curarsi. Tornato in Italia morì a Roma il 6 giugno 1936. Si chiudeva così una sin troppo breve esperienza episcopale (tre anni) le cui linee pastorali verranno ben presto seguite dal successore, mons. Giovanni Battista Tirinnanzi, e dai confratelli cappuccini missionari.
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