Mons.
Giuseppe Antonio Borghi Monsignor
Giuseppe Antonio Borghi (al secolo Giacomo) nasce a Livorno il 1 febbraio
1803 da Pasquale e Caterina Curry: una famiglia piuttosto agiata che contribuirà,
e non poco, alla formazione culturale del giovane. Rimasto orfano di madre
nel 1808, il giovane Giacomo collabora alle attività commerciali
del padre ed apprende, oltre all’inglese (la madre è di origine
irlandese), lo spagnolo e il francese. A 19 anni Giacomo entra in Convento
dopo aver ottenuto, com’era previsto dalla legislazione del tempo,
l’autorizzazione granducale. Il 12 aprile 1822 veste l’abito
dei Cappuccini nel Convento di Cortona ed assume il nome di fra’
Giuseppe Antonio da Livorno. Ordinato sacerdote nel 1827, dopo i consueti
anni di noviziato e di studio teologico, gli viene affidata la formazione
dei post-novizi nel Convento di Volterra. Ma la sua vera vocazione è
la missione. Nel 1842, allorquando il Vicario apostolico Mons. Pezzoni lascia l’incarico, Mons. Borghi assume il governo del vastissimo Vicariato apostolico del “Tibet-Indostan”. Ottenuto un giovane coadiutore nella persona del p. Gaetano Carli da Pistoia, Mons. Borghi poté tornare in Europa, non senza aver chiamato le prime suore “di Gesù e Maria” alle quali vengono affidati compiti di educazione e formazione nell’attività missionaria, soprattutto nel Nord dell’India: una scelta che si rivelerà decisiva per la missione. Ricevuto in udienza dal S. Padre Gregorio XVI il 19 aprile 1844, e nominato Assistente al Soglio Pontificio, Mons. Borghi si incontra con i più autorevoli esponenti della Congregazione di “Propaganda Fide” per avviare una serie di programmi, fra i quali lo smembramento del Vicariato apostolico (successivamente realizzato) e l’esecuzione di numerose opere, per la concretizzazione delle quali avvia una sorta di “pellegrinaggio” europeo per la raccolta dei fondi necessari. L’ Irlanda, alla quale è legato da vincoli di sangue e la Francia, sono le tappe principali. Il
4 ottobre 1844 salpa da Marsiglia, insieme a 16 suore “di Maria
e Gesù”, 2 sacerdoti francesi, 3 maestri diplomati, 4 frati
cappuccini e una cospicua quantità di materiale da portare in missione:
un gruppo nutritissimo che testimonia quale fossero le capacità
pastorali ed organizzative del vescovo cappuccino. Ma la salute di Mons. Borghi è piuttosto malferma. La frenetica attività alla quale aveva sottoposto il suo fisico e il clima insalubre dell’India lo inducono a lasciare la missione. Dopo un lungo viaggio raggiunge Napoli da dove, il 12 maggio 1849, invia alla Congregazione di “Propaganda Fide” le sue dimissioni da Vicario Apostolico di Agra. Desideroso di riposo e soprattutto di ritirarsi in preghiera chiede ed ottiene dai superiori di essere assegnato al Convento di Cortona dove aveva iniziato la sua vita religiosa. Nel frattempo si rende vacante proprio la sede Episcopale della città toscana ed il Granduca, malgrado le non buone condizioni di salute del Presule, vuole formalmente candidarlo. Talché Pio IX lo nomina vescovo di Cortona nel concistoro segreto tenuto a Portici il 5 novembre 1849. Com’è suo costume Mons. Borghi si mette subito al lavoro: ma non è un Episcopato facile. La salute sempre più malferma, la prodigalità verso i poveri da molti fatta oggetto di critica, alcune sue iniziative pastorali e di riforma non da tutti comprese, rendono difficile la vita del vescovo cappuccino. Il male, inesorabile, che lo affligge da tempo (solo dopo la sua morte si accerterà che, da molti anni, è soggetto a frequentissime crisi ischemiche cerebrali), lo conduce alla morte il 31 luglio 1851, a solo 48 anni di età. Sepolto nel Duomo di Cortona è ricordato da una lapide e da un busto opera del p. Bonaventura Luchi, apposti nel Duomo di Agra. q |