P. Luca Vannucci da PratoPadre Luca Vannucci da Prato
missionario cappuccino in India

Padre Luca Vannucci (al secolo Ernesto) nacque a Galciana di Prato il 30 settembre 1882. Entrato in Convento nel 1898, emise le due professioni (temporanea e solenne) rispettivamente nel 1899 e nel 1906. Fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1907. Dopo pochi anni, nel 1910, il P. Luca parte per la Missione in India: un ministero al quale dedicherà ben 58 anni del suo servizio sacerdotale.
Dopo l’iniziale soggiorno a Sardhana, per l’apprendimento dell’inglese, P. Luca viene inviato a Saharampur per svolgervi l’ufficio di cappellano dei ferrovieri. Seri motivi di salute lo costringono però al rientro in Italia nel 1919: è di questo periodo un contatto con il futuro San padre Pio da Pietrelcina che lo conforta e gli indica, profeticamente, che il suo “campo di lavoro” è la Missione. Al termine di quell’anno, infatti, superati i problemi di salute, viene inviato come parroco e cappellano militare nella vecchia Delhi: fu un periodo fecondo perché, grazie all’ausilio di tre suore, riuscì a restaurare la chiesa e gli ambienti parrocchiali, e ad aprire una scuola nel giardino della missione. Il fine intuito, del quale era indubbiamente dotato, fu alla base di una scelta decisiva: la necessità di costruire una nuova chiesa nella parte nuova di Dehli: ne sarebbe diventata la futura cattedrale. Grazie all’aiuto del Viceré, che aveva visto nel P. Luca, un vero uomo di Dio, gli si aprirono molte strade; ma le difficoltà non mancarono. Alcuni episodi sono degni delle pagine più commoventi dei Fioretti: l’aver ritirato i fondi per la costruzione della chiesa dalla Banca presso la quale erano depositati il giorno avanti che questa fallisse, in ciò ispirato da uno sconosciuto (un angelo sosteneva il P. Luca), o il ricevimento di una cospicua somma di danaro da parte di un ignoto benefattore, dopo aver trascorso una notte intera in preghiera di fronte al Sacramento, il che gli evitò la chiusura dei lavori e soprattutto la prigione per i debiti contratti, sono eventi che fanno riflettere. È davvero grande la Provvidenza!
Dehli - La CattedraleNel 1935 la cattedrale è terminata ed il P. Luca viene eletto Superiore Regolare della Missione. Il Governo inglese, in riconoscimento dell’attività filantropica svolta a Dehli, lo decora con due medaglie d’argento. Viene proposto anche per una medaglia d’oro che non verrà mai conferita perché proprio in quel periodo l’Italia stava conducendo la guerra in Etiopia.
Allo scoppio del II° Conflitto mondiale il P. Luca, come tutti i missionari italiani, viene internato nel campo di concentramento di Pregnagar; l’amicizia di Lord Haily, suo amico e benefattore, gli vale la liberazione e gli consente di recarsi a svolgere l’ufficio di Parroco nella vicina chiesa di Dehra-Dun, potendo così svolgere liberamente il suo ministero, anche in favore dei confratelli internati.
Gli anni successivi sono caratterizzati da un’alacrità senza pari: costruisce chiese, scuole e orfanotrofi. Ed anche il Governo italiano lo decora con la croce di cavaliere per il lavoro. “Ma – annotava il P. Luca – per me questi riconoscimenti sono un nulla. La croce che sempre ho desiderato portare è solo quella di Gesù e le medaglie sono le innumerevoli anime a cui ho potuto fare un po’ di bene nei miei 58 anni di Missione”.
Nel 1964 torna in Italia. Ha 82 anni. Potrebbe essere giunto il momento del riposo, ma il P. Luca ritorna imperterrito nella sua Missione. Solo nel 1969, aderendo alle insistenze dei Superiori, il P. Luca resta definitivamente in Italia presso il Convento di Montughi. Gli ultimi anni, fino al 1976, come ha ricordato nel “Necrologio” il P. Anacleto Santelli, allora Guardiano di quel Convento, furono una benedizione per tutti. Il vecchio missionario cappuccino fu di esempio per tutta la Fraternità: ammirevolmente assiduo alla preghiera comune, sempre disponibile all’ascolto delle confessioni e alla benedizione dei malati, continuamente ricercato da fedeli e da sacerdoti. Di lui davvero si poté dire: “un frate semplice, povero, di intensa preghiera, di ardente apostolato”.q