Mons.Evagelista
Vanni
Vescovo cappuccino
Silenziosamente,
umilmente, poveramente come era sem pre vissuto, si è spento a
Dehra Dun, ai piedi delle giogaie dell’Himalaya, monsignor Evangelista
(al secolo Latino) Vanni, missionario Cappuccino.
Così una scarna ed essenziale cronaca, com’è nello
stile tutto francescano, annunciava la morte del religioso avvenuta il
9 maggio 1962.
Nato ad Usella, nel Comune di Cantagallo, il 28 dicembre 1878, da una
famiglia povera e molto religiosa, Latino manifesta fin da giovanissimo
la sua determinazione di entrare in Convento. Il 15 marzo 1894 veste il
saio francescano nel Convento di Cortona; un anno più tardi emette
la professione semplice e, l’8 dicembre 1898, quella solenne. Ordinato
sacerdote il 21 giugno 1901 insegna per tre anni nel Collegio Serafico
di Montevarchi dedicandosi, contestualmente, alla predicazione. Ma il
suo più grande desiderio era di recarsi in Missione: un evento
che si verificherà l’8 ottobre 1905 quando il Ministro generale
dell’Ordine lo chiama in India, nella diocesi di Agra.
Aperta dai Gesuiti nel 1579 ed affidata ai Cappuccini all’inizio
dell’Ottocento, successivamente trasformata in Vicariato apostolico
con il diritto di avere un Vescovo, Agra venne elevata in Arcidiocesi
da Leone XIII nel 1886. Ma questa è un’epoca di grandi trasformazioni,
sotto il profilo missionario, anche per l’Ordine Cappuccino. Nel
Capitolo Generale del 9 maggio 1884 si era stabilito che ciascuna missione
venisse affidata ad una provincia religiosa cappuccina; tra 1890 e 1891
la Curia Generale dell’Ordine aveva iniziato una trattativa con
la Provincia Toscana per affidarle la cura della Missione di Agra: un
territorio amplissimo con 20 milioni di abitanti, di cui 11.477 cattolici,
comprendente le due città di Agra e Dehli. Ad una prima accettazione
con riserva la Provincia Toscana fa seguire quella definitiva il 25 maggio
1892. Quando il p. Evangelista Vanni vi giunge (1905) sono stati in missione
già 35 cappuccini toscani. Le grandi capacità del giovane
cappuccino emergono immediatamente: vice rettore del Collegio di S. Pietro
ad Agra, cappellano assistente a Bareilly, superiore del monastero di
Barlowgany a Mussoorie, parroco della cattedrale di Agra. Il suo valore
di apostolo della fede non passa inosservato a Roma, tant’è
che il 13 aprile 1916 viene nominato successore di Mons. Presutti al Vicariato
Apostolico di Aden ed, il 21 settembre dello stesso anno, malgrado avesse
manifestato al suo Padre Provinciale, con umiltà tutta francescana,
di ritenersi incapace di ricoprire un così grave ufficio, viene
ordinato vescovo, nel monastero di Barlowgany. La situazione del Vicariato
d’Arabia era profondamente diversa dalla missione indiana. Accanto
alle difficoltà della lingua e dei rapporti col mondo musulmano,
occorreva modificare il metodo di evangelizzazione. Mons. Vanni comprese
che, per trasmette il messaggio cristiano, occorreva agire soprattutto
nel mondo dell’educazione e dell’intervento sociale: orfanotrofi,
scuole, ospedali, furono i luoghi di elezione dell’attività
apostolica. Il clima sfavorevole ed un peggioramento delle condizioni
di salute costrinsero Mons. Vanni a rientrare in Italia; dopo un periodo
di convalescenza a Prato egli ottenne di poter tornare in India. Malgrado
il suo desiderio fosse quello di essere un semplice missionario, venne
nominato coadiutore di Mons. Bernacchioni, con diritto di successione,
il che avvenne il 21 agosto 1937.
La vera India, come aveva sostenuto Gandhi era quella dei villaggi; era
lì, quindi, che occorreva evangelizzare: creare nuove scuole, portare
la parola di Dio anche attraverso la costruzione di chiese e case nei
centri minori, riaprire il seminario di Sardanha. Gli anni della II Guerra
Mondiale furono molto difficili: gli obiettivi di Mons. Vanni subirono
perciò un brusco arresto. E’ però fin dal termine
del conflitto che il vescovo cappuccino riprende con rinnovata lena il
suo lavoro di evangelizzatore: si creano una decina di nuove scuole, arrivano
nuovi missionari, si riapre, finalmente (1949), il Seminario. Nel 1952
mons. Vanni ottiene come coadiutore mons. Bartolomeo Evangelisti da Porretta
e, nel settembre 1955, per motivi di salute, rinuncia all’ufficio
fino ad allora ricoperto. Ma i frutti del suo lavoro sono immediati. Il
20 febbraio 1956 Pio XII istituisce la diocesi di Meerut affidandola ai
cappuccini Toscani, mentre la diocesi di Agra viene affidata ai cappuccini
indiani: il seminario aperto da mons. Vanni aveva dato sicuramente buoni
frutti. Il cappuccino toscano resta a Meerut, come semplice missionario,
circondato dall’affetto di tutti e qui terminerà la sua operosa
esistenza il 9 maggio 1962.q
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