Spettacoli
e solidarietà
Faustina
Torri |
Montecatini
- “Si può fare di più..”, recitava
una vecchia canzone di Gianni Morandi, ma già qualcosa è
stato fatto a scopo benefico. Infatti, durante il concerto di Gino Paoli,
è stata raccolta una somma di 1700 euro da destinare al Centro
di riabilitazione in un villaggio dell’Africa, Mlali, in Tanzania.
L’assessore Andrea Bonvicini, oggi che il suo progetto di spettacoli
è decollato, ha preso la decisione di abbinare, ogni qual volta
sia possibile, una raccolta per beneficenza da destinare alla varie parrocchie
della città. La storia di Mlali, un villaggio sperduto della Tanzania,
ha il sapore di una bella favola, ma anche l’amarezza di una storia
di povertà estrema, di ignoranza e di disperazione.
A raccontarci di come sia sorto questo ospedale, venti anni fa, è
Padre Bonifacio della Parrocchia di San Francesco con l’umiltà
che da sempre contraddistingue i Padri Cappuccini, ma anche con una vitalità
eccezionale per i suoi 83 anni. E’ lui che prosegue l’opera
di Padre Angelo, il fondatore del Centro per disabili, che raccoglie offerte
da tutta la Toscana e che poi invia direttamente in Africa. Dal nulla,
grazie alla solidarietà di Montecatini e di altre città
italiane, oggi si può vedere una costruzione in piena regola, con
100 ettari di terreno coltivato a granturco e miglio, con recinti per
il bestiame, su un’altura che domina una grande vallata. Nei dintorni
povere capanne impastate dal fango, senza porte né finestre, dove
gli abitanti mangiano con le mani su delle pietre una polenta con sugo
a base di erbe.
Il Centro, aperto nel 1990, è attrezzato con una sala operatoria
in piena regola ed è autosufficiente grazie alla continua gara
di solidarietà di tanti volontari, fra cui medici che operano gratuitamente
e, a rotazione, circa 50 bambini ogni sei mesi. Uno dei primi ortopedici
che si è recato in Tanzania, e che continua anche oggi a correggere
malformazioni, è stato proprio un nostro concittadino, il dottor
Bruno De Paola. Padre Bonifacio mostra con orgoglio un Albo della Solidarietà,
dove si leggono i nomi di centinaia di montecatinesi che hanno contribuito
alla realizzazione di questo progetto. L’albo, interamente fatto
a mano da Leandro Magnani, è sì una vera e propria opera
d’arte, ma anche il segno tangibile che il cuore di Montecatini
è grande. I progetti di fede e di speranza continuano, infatti
da poco è stato aperto anche un Pronto Soccorso per la popolazione
con un medico ed un’infermiera fissi. Il futuro di questa grande
opera di amore è legato alla generosità di tutti quelli
che vorranno sacrificare una piccola parte di ciò che possiedono.q
Piccoli
progetti
dalla Bolivia:
Maria Evelina |
Un
saluto a tutti dal villaggio di Jukumarka in Bolivia! Avvisiamo tutte
le persone che ci contattano per sottoscrivere adozioni a distanza che,
per il momento ci troviamo nell’impossibilità di inviare
nuove schede di adozione per bambini o per borse di studio. Ci sono invece
piccoli progetti destinati a mettere le basi per inventare nuove
opportunità di lavoro nello stesso villaggio e frenare così
l’esodo di giovani e uomini verso la città in cerca di occupazione.
Attualmente stiamo preparando:
1-Allevamento di conigli d’angora per l’utilizzo
sia della carne che della lana, in vista anche di un piccolo laboratorio
di maglieria.
2-Sistema di irrigazione attraverso il quale si porterà
l’acqua in zone più basse per consentire la coltivazione
di mais e cereali.
3-Automobile per il Centro Alcolisti “S. Vicente”
della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La notte di Natale ci è stata rubata la jeep utilizzata nel centro
“S. Vicente” che ospita una cinquantina di uomini in recupero
dall’alcool. Questo mezzo viene utilizzato anche per altri spostamenti
dalla Comunità, soprattutto nelle attività con e per i bambini
di strada a La Paz.
4-Lavorazione e conservazione delle carni. Si è
già costituito un piccolo allevamento di maiali, ora è necessario
trovare un maestro norcino e creare la struttura adatta per poter produrre
insaccati.
Ringrazio a nome di tutte le persone con le quali vivo, quanti ci hanno
aiutato nella realizzazione dei progetti che abbiamo attuato fino ad oggi,
e visto che la festa patronale del villaggio di Jukumarka è la
Pentecoste, buona Pentecoste a tutti!q
Volontariato:
palestra di vita per i giovani
P.Corrado |
Giovani
e meno giovani sono impegnati nelle svariate attività del volontariato
e spesso lottano per una società più giusta e più
umana. Qualcuno per fedeltà a questi ideali, pur essendo a conoscenza
dei gravi rischi cui andava incontro, ci ha rimesso la vita. Sono casi
frequenti, avvenuti non solo nel martirologio del passato, ma nel nostro
oggi. Potrei citare la carissima sorella e amica Katy, volontaria presso
i Missionari Saveriani in Burundi, massacrata solo perché testimoniava
la verità, insieme al P. Ottorino e P. Aldo. Così potremmo
citare altri casi, anche più recenti. In Indonesia l’aggressività
degli integralisti islamici si è manifestata più violenta
nei confronti dei volontari laici in Missione, che sugli stessi missionari
religiosi.
Le domande che mi vengono rivolte sono sempre le stesse: «Tu
che ne pensi? Merita continuare per questa strada? Non sarebbe meglio
che ci orientassimo altrove, visto che…?”. Tanti Missionari
e volontari laici, sollecitati a rimpatriare anche dai loro stessi superiori,
come in questi giorni i francescani di Betlemme, hanno sostenuto e sostengono
che devono rimanere ai loro posti. “Dobbiamo rimanere perché
la nostra presenza diventi segno di riconciliazione e annuncio di pace
e di fratellanza”.
Certo, cari amici lettori, mettersi al servizio di coloro che sono nel
bisogno è un dovere fondamentale dell’uomo che, al di là
delle proprie credenze, concepisce intimamente la necessità di
riparare alle sciagure terrene con la propria disponibilità. L’uomo
sa che la malvagità, l’egoismo e l’indifferenza sono
i peggiori nemici della vita, mentre la solidarietà è la
forza più grande per la costruzione di una società veramente
umana. Solidarietà vuol dire condivisione, cioè farsi carico
dei problemi altrui per poterli affrontare insieme. Dunque c’è
molto da imparare da coloro che assiduamente la mettono al primo posto.
È segno della carità che regna nei loro cuori.
Il volontariato, soprattutto quello cristiano, è manifestazione
di Amore, è volontà di costruire un mondo più egualitario,
giusto e secondo il disegno di Dio. Molti sono i giovani impegnati in
associazioni filantropiche e religiose e, per questo, è ingiusta
l’accusa che spesso viene loro rivolta, di essere individui senza
valori, alla ricerca di evasioni più che di impegni da assolvere.
Qui si potrebbe aprire un altro discorso che ci porterebbe molto lontano
e forse anche a fare il viso rosso .
E noi quali valori abbiamo proposto loro?
Probabilmente i giovani non dimostrano più molto entusiasmo per
certi principi morali e certe tradizioni. Forse sono un po’ più
libertini, alcuni lo sono esageratamente. Ma certamente sentono il bisogno
di solidarietà per fronteggiare le grandi ingiustizie sociali.
Resta fermo, che se anche può sembrare il contrario, i giovani
sono carichi di speranza. Dirigono male talvolta la loro azione. Frutto
questo di una società che non ha fatto molto per loro. Diciamo
pure che, in questi ultimi vent’anni, sono stati sfruttati, illusi
e demagogicamente strumentalizzati. E, a onor del vero, solo la Chiesa,
specialmente attraverso l’opera di Giovanni Paolo II e la sua parola,
è stata chiara e sincera con loro. La risposta infatti i giovani
l’hanno data durante le giornate di incontro con il Papa, ultimo
e spettacolare a Tor Vergata. La lenta ripresa di risposte generose alla
consacrazione, il vederli desiderosi di impegno sono segni che mi lasciano
sereno e mi danno il coraggio di sperare che il loro desiderio di solidarietà
diventi finalmente segno concreto e visibile in tutta l’umana società.
Ecco che allora dico: di fronte alle incertezze, alle perplessità
e alle paure non dire: «Mah, non lo so’… Forse potrei...
Sono ancora giovane… Un altr’anno… Tra due anni
“. Poi il prossimo anno ci sarà la tesi… ci sarà
un approccio per un possibile lavoro….o forse ci saranno l’altro
o l’altra che reclameranno di stare almeno un po’ più
insieme…
E poi, e poi… si perde ogni carica e si rifluisce nel nostro egoistico
privato. Quanti voli bruciati anche nei nostri gruppi, associazioni e
fraternità!
Va’! Al Signore e ai fratelli che nel Signore amiamo, non si può
dare un avanzo di una giovinezza ormai logora e priva di entusiasmo, meritano
la pienezza delle tue energie giovanili. Non far passare l’età
delle scelte giovani ed efficaci!q
Dice
il Salmo che agli occhi di Dio mille anni sono un soffio, un turno di
veglia nella notte.
E cosa potranno mai essere i trent’anni passati dal primo Campo
lavoro in Tanzania a quello che ci sarà la prossima estate? Rispetto
all’eterno espandersi della creazione forse nulla, ma nel cuore
di chi li ha vissuti sono una delle cose più belle che possono
capitarti in una vita.
Non sò, onestamente, quali siano gli anni più belli della
nostra vita, della mia: ho quasi cinquant’anni e spero di aver imparato,
ma così non è, che a ciascun giorno basta la sua pena e
che, francescanamente, bisognerebbe prima di tutto lodare Dio per il bene
che ci circonda, piuttosto che pretendere una spiegazione razionale (e
compiacente) per ogni cosa.
Ma quando ripenso al Piazzale dei Cappuccini di Siena a Poggio al Vento,
in un pomeriggio dell’estate 1972, con i tanti Frati (allora c’era
un convento vero) che ci salutavano commossi e premurosi, con i nostri
genitori trepidanti, ammirati e preoccupati, con gli amici che scherzavano
un po’ invidiosi e un po’ contenti che fossero altri a correre
il rischio, con il Castellini, uno dei partenti che, fra paura
e contentezza, tirava cazzotti a tutti fra risate acutissime; quando penso
a quella sera, dicevo, credo che la prima partenza per il Campo Lavoro
di Mlali 1972 abbia un che di mitico, sia come Italia/Germania 4 a 3 a
Città del Messico, rappresenti uno spartiacque nella vita di ognuno
di noi e delle nostre Comunità.
Ci
guidava un frate, Corrado, che in Missione ci sarebbe voluto andare da
Missionario vero, a tempo pieno; non gli era riuscito e si era messo ad
animare i giovani a Poggio al Vento, all’inizio con un gruppo sparuto,
poi raccogliendo gente da tutta la città, stimolando l’impegno
che allora andava anche di moda, e aiutandoci a non avere paura delle
nostre generosità giovanili.
Corrado ci invitava, sopratutto, a non confinare Gesù nel privato
delle nostre coscienze, a non ridurre la vita cristiana al rito, a non
nasconderci dietro alle problematiche che la Carità implica per
mantenerci egoisti: ci voleva giovani non per età, ma perché
la giovinezza fosse la dimensione del nostro essere.
Padre Bernardo, uno che poi ha fatto strada, fornì, dal Segretariato
delle Missioni Estere Cappuccine di Firenze, l’occasione: un’esperienza
di fraternità e di lavoro in Africa, in Tanzania, dove alcuni frati
toscani giovani, allora anche loro, avevano intrapreso un importante cammino
di Chiesa.
Cominciò
così un sorta di epopea: Padre Oneglio, uno simpatico per davvero,
ci consentì, succedendo a Padre Bernardo, di proseguire e così
dopo Mlali, ogni due anni, salvo qualche interruzione, il Campo Lavoro
coinvolgeva numerose comunità di giovani e non, in Toscana e altrove,
provocava alla solidarietà, incentivava opere caritative, creava
comunioni, faceva crescere la consapevolezza dei cristiani e consentiva
di capire che le razze, le diversità, sono ricchezza e non occasioni
di divisione.
A Mlali, in quella lontana estate del 1972, costruimmo, che parola grossa,
la Chiesa: in verità io non sapevo fare nulla, studiavo giurisprudenza
ed ero figlio unico, ma spingevo una carriola di sabbia, spalavo la rena,
trasportavo pietre, porgevo mattoni a giovani africani che sorridevano
sempre, ma non per affettare finta accoglienza, con quelle faccine limonose
che in tanti convegni cattolici capita ancora di incontrare, sorridevano
perché si divertivano con noi, ci apprezzavano, riuscivano a prenderci
in giro e pregavano insieme a noi.
La Chiesa che costruimmo era anche una comunità in comunione e
ci rendemmo conto, da giovani presuntuosi che volevano cambiare il mondo,
di quanto fosse difficile cambiare umilmente sè stessi.
Oggi a Mlali i Cappuccini Toscani non ci sono più, c’è
il clero locale: si potrebbe dire Missione compiuta.
Ma la Missione, ce lo ha detto Gesù, quindi è vero, non
finisce mai e quest’anno, trent’anni dopo, altri giovani partono,
che bello!
Già, che bello un tubo, però. Partono anche alcuni ragazzi
che sono i figli di quei pionieri del 1972, parte anche mia figlia e solo
oggi capisco quante preoccupazioni devo aver dato ai miei; per fortuna
anche mia moglie è stata laggiù, fra genitori non potremo
rimproverarci reciprocamente di averle dato idee rischiose; e partono
anche i figli di amici che già hanno patito quell’esperienza
e che in Tanzania, come Eugenio Gualandi, avendoci mandato padri, madri,
mogli, figli e figlie, gli manca solo di mandarci il gatto.
Però che bello, davvero, scoprire che le nostre pochezze hanno
creato emulazioni tanto lodevoli e che bello vedere ancora il solito frate
che, guidati i nonni, guiderà i nipoti: grazie, Padre Corrado,
quando l’ispiratore è il Signore le cose durano e trent’anni
agli occhi di Dio saranno anche un nonnulla, ma ai giorni nostri sono
un’eternità!q
Gruppo
Tumaini (speranza): La breve storia della scuola secondaria di S.Pio
- Kibaigwa
Rogatus
Osiah Ngombe (direttore/segretario del gruppo) |
Kibaigwa è un villaggio
di circa diecimila abitanti, che fa parte di un centro di 14 villaggi
per un totale di 50.000 persone. Gli abitanti dei villaggi sono molto
poveri. Il loro reddito deriva da piccole fattorie e, infatti, la maggior
parte sono contadini. L’educazione, la salute e l’acqua sono
grossi problemi nella nostra zona. Il governo adesso sta combattendo contro
l’ignoranza, la povertà e le malattie. Le scuole secondarie
nella nostra zona sono un altro grosso problema. La maggior parte degli
studenti che finiscono le scuole elementari non vanno alle scuole secondarie
statali, semplicemente perché ce ne sono poche e sono molto lontane.
Come ho già detto, le persone sono molto povere e quindi anche
i giovani selezionati per andare nelle scuole secondarie statali non ci
vanno a causa della distanza che aumenta i costi dell’educazione
dello studente. Queste sono le ragioni che hanno portato il nostro gruppo
Tumaini (Gruppo della speranza e servizio dello sviluppo
socio-culturale del nostro paese) ad aprire una scuola, per cercare
di diminuire i costi di educazione degli studenti. Abbiamo iniziato con
due aule e due uffici provvisori e con circa cinquanta studenti. Altre
due sono in costruzione e quelle in cui abbiamo iniziato hanno bisogno
di essere ristrutturate per aumentarne la dimensione secondo le disposizioni
del Ministero dell’Educazione del nostro paese.
Altri problemi: come ho detto sopra, la maggior parte degli studenti abitano
molto lontano dalla nostra scuola e quindi hanno il problema di dove alloggiare.
Essi vanno a stare nelle case degli abitanti del villaggio, dove però
pagano affitti molto alti. Quindi abbiamo la necessità di costruire
dei dormitori. Stiamo per completare l’ostello per le ragazze che
potrà ospitare 48 giovani. Anche i ragazzi hanno bisogno di un
dormitorio. Per insegnare in maniera appropriata le scienze, e vorremmo
costruire un laboratorio per le lezioni pratiche. Anche gli insegnanti
non hanno una casa e vivono nelle capanne degli abitanti del villaggio
e quindi dovremmo costruire almeno due case.
In breve avremmo bisogno di costruire:
-un laboratorio
-abitazioni per gli insegnanti (due case)
-un dormitorio (per i ragazzi)
-una sede amministrativa
-altre aule.
Il nostro gruppo lavora a stretto contatto con la direzione parrocchiale
per amministrare la scuola. La maggior parte delle persone del nostro
paese preferisce le scuole gestite da gruppi poiché generalmente
forniscono un’ottima educazione ed hanno una buona cura degli studenti.
Il 19 febbraio 2002 abbiamo celebrato il primo anniversario della nostra
scuola.
A nome del mio gruppo vi ringrazio molto per il vostro aiuto.
Dio vi benedica.q
Giornata di cultura e solidarietà Domenica 19 Maggio ore
16
Villa Cappugi (Pistoia)
Presentazione del libro-CD
di poesie e canzoni
Frontiere dell’anima
di Giuseppe Bruni
Edito dal Centro Animazione Missionaria, Cappuccini
Toscani
Relatori
Umberto Cecchi
direttore responsabile de “La Nazione”
Roberto Gabbiani
direttore del Coro Teatro alla Scala
Dacia Maraini
scrittrice
Raffaele Morelli
direttore di Riza Psicosomatica.
Ospiti
Pamela
Villoresi
attrice
Youma
modella, Testimonial del progetto Scuole Tanzania
Athina Cenci
attrice
Saranno presenti...
Franco Ballerini
c.t. della Nazionale Ciclismo
Luigi Bardelli
direttore di TVL
Brunello Fanini
presidente della Società Ciclistica “Michela
Fanini”
Andrea Fusari
assessore alla Cultura del Comune di Pistoia
Luciano Giovannetti
c.t. della Nazionale di Tiro al piattello
Mario La Civita
a.c. Pistoiese Calcio
Padre Corrado Trivelli
segretario del Centro Missionario Cappuccini Toscani
Conduce
Fabio
Orlandini
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