Emirati Arabi: L’Arcivescovo Giuseppe De Andrea ha benedetto una nuova chiesa per i cattolici
Egidio Picucci

Un forte segno di speranza nella prospettiva di una sempre più incisiva opera di annuncio.
L’Arcivescovo Giuseppe De Andrea, Nunzio Apostolico nel Kuwait, nell’arcipelago di Bahrein e nello Yemen, nonché Delegato del Golfo Arabico, in cui si trovano gli Emirati Arabi Uniti, ha inaugurato recentemente la propria attività nel Golfo, benedicendo una nuova chiesa a Jebel Ali -Monte di Ali - nell’Emirato di Dubai, il secondo della Federazione per estensione (3.750 Kmq) e per numero di abitanti (800 mila).
Jebel Ali - Dubai: nuova chiesa e complesso parrocchialeUn avvenimento ricco di significato.
II nuovo luogo di culto è 40 Km a Nord del capoluogo, sulla strada a sei corsie per Abu Dhabi, e testimonia che nelle piccole monarchie del Golfo essere cristiani non solo non è motivo di discriminazione, ma la loro presenza ha contribuito a migliorare decisamente i rapporti tra Islam e Cristianesimo.
Nell’arcipelago di Bahrein una cristiana di origine irachena, Alice Samaan, è stata inserita dall’emiro tra i membri del nuovo Consiglio consultivo in rappresentanza dei 45 mila cristiani che lavorano nel Paese.
Nel Kuwait, all’inizio del Duemila, il governo ha voluto la presenza di un Nunzio permanente nel proprio territorio e ha consentito a una società privata di importare Bibbie e videocassette religiose, anche se da mettere a disposizione solo dei cristiani.
Un seme che presto germoglierà.
Nel Qatar ci sono le premesse per la costruzione di complessi destinati a uso religioso, divisi tra cattolici, anglicani e ortodossi. Prima di questa decisione, le autorità locali vietavano la pubblica pratica di ogni religione al di fuori dell’Islam wahhabita o, con alcune restrizioni, di quello sciita. A Dubai, come s’è visto, è stata consentita la costruzione di un’ulteriore chiesa a Jebel Ali, dedicata a S. Francesco d’Assisi, oltre alla prima, edificata in città nel 1967, su iniziativa del cappuccino P. Eusebio Daveri.
Jebel  Ali - Dubai: presbiterio della nuova chiesaLa benedizione della nuova chiesa (la quinta negli UAE), costruita su terreno donato da S.A. Maktoum bin Rashid al-Maktoum, sceicco di Dubai, è avvenuta il 15 novembre scorso, alla presenza del Vicario Apostolico d’Arabia, il cappuccino Mons. Bernardo Gremoli; di vari diplomatici europei e americani; di una ventina di sacerdoti provenienti da tutto il Vicariato (il più vasto del mondo); del Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, Fra’ John Corriveau, e di oltre duemila cattolici, arrivati con autobus, auto private e taxi, attentissimi al rito, che si è svolto in inglese e in arabo.
Il Nunzio Apostolico ha consegnato ad Hamdan bin Rashid al-Maktoum, Ministro delle Finanze e dell’Industria degli Emirati e Vice Ruler di Dubai, un messaggio di Giovanni Paolo II, contenente un sincero ringraziamento per la concessione del terreno su cui è stato edificata la chiesa «segno di comprensione per le necessità spirituali della gente che lavora nello Stato».
Da parte sua, il Ruler ha lodato la pacifica convivenza tra i seguaci di diverse religioni, assicurando che la Federazione garantisce e garantirà un clima di rispetto per la fede di tutti. I primi sacerdoti a raggiungere Dubai (e gli altri Emirati) sono stati i Cappuccini di Firenze, che nel 1962 vi si recavano a celebrare la Santa Messa da Bahrein (2.000 Km di distanza), servendosi di un altare da campo posto sul terrazzo di un Istituto di Credito. Con l’aumento del numero dei cattolici, essi chiesero a Sheick Rashid un’area per costruire la «casa della preghiera».
Abituato ad accogliere tutti, lo sceicco ascoltò con attenzione e poi prese con sé a bordo di un’auto il missionario p. Barnaba Maddii e fecero insieme un largo giro in periferia.
Jebel Ali - Dubai: (da sinistra) p. Eugenio Mattioli Custode della Fraternità Cappuccina, p. John Corriveau, S.E. Giuseppe De Andrea, S.E. Mons. Bernardo Gremoli La prima scelta del terreno non fu felice e fu cambiata da P. Eusebio Daveri, il quale cominciò a preparare l’area per la costruzione da solo, tra la meraviglia dei musulmani e l’ammirazione del diplomatico inglese Michael Tommkinson, il quale, nel libro The United Arab Emirats, lo definì «enterprising parish priest» (un parroco intraprendente).
Preziosa attività di catechesi.
La chiesa fu aperta al culto nel 1967. Divenuta insufficiente per il continuo aumento dei cattolici, è stata sostituita con una più grande (duemila posti) nel 1989. A questa si aggiunge ora quella di S. Francesco a Jebel Ali, che può accogliere 1.300 persone.
Il Vicario Apostolico ha voluto accanto alla chiesa un centro per la catechesi, la casa dei religiosi e quanto può essere necessario ad un apostolato adatto ai tempi e a cattolici di estrazioni diverse.
Infatti i due cappuccini indiani, responsabili della nuova chiesa, assistono cattolici di diverse nazionalità, di diverse lingue (con loro collaborano anche confratelli libanesi per i cattolici di lingua araba) e di diversi riti. «Ora - ha detto il Dottor Tony D’Souza, un responsabile dell’Aluminium Company’s che lavora nella zona di Jebel Ali - anche noi abbiamo una chiesa degna di tal nome: non saremo più costretti ad affollarci in una cappella anonima e non costringeremo più il sacerdote a percorrere tanta strada per la liturgia festiva».
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Giubileo: cosa è cambiato per i poveri?
Fraternità O.F.S. di Castiglione della Pesca

Castiglione della Pescaia: la consegna di una “brocca d’acqua” a Mons. MairuraCristo è oggi incarnato e vivo nei più poveri, negli emarginati, nei diseredati, nei bisognosi di tutto il mondo; S. Francesco si è fatto povero in tutto per essere anch’esso ultimo tra gli ultimi.
Ecco che allora anche noi, pur nella nostra piccolezza e fragilità umana, ci siamo proposti di dare un senso al Giubileo appena trascorso. Abbiamo così deciso di rivolgere la nostra attenzione all’Africa, il continente oggi più disgraziato del mondo. E dentro l’Africa ad un paese poverissimo, uno dei più poveri tra i poveri del mondo: il Burundi, il quale, da ben otto anni, vive anche una situazione di guerriglia.
Dalla diocesi di Kisii, in Kenya, il Vescovo Joseph Mairura ha lanciato un caloroso appello in favore della locale comunità parrocchiale. La diocesi è posta vicino al grande lago Vittoria, lontana centinaia di chilometri dai centri turistici più rinomati del Kenya, come Malindi. E’ una zona tanto vasta quanto povera, di cui neanche il vescovo conosce il numero preciso degli abitanti (circa due milioni).
Ecco allora i due progetti che ci siamo prefissati a vantaggio di questi nostri sfortunati fratelli.
Il primo, la costruzione di almeno un’aula scolastica. Oggi puntare sulla scuola in Burundi significa lavorare per la pace. Tali strutture assumono ulteriore valenza in quanto costituiscono per gli abitanti dei villaggi luoghi di accoglienza nei momenti di instabilità sociale e civile.
Ma il grande problema è la mancanza di acqua, non di quella piovana (piove spesso in questa zona), ma di quella potabile. Ecco allora il secondo progetto: la costruzione di un acquedotto che permetta a questa popolazione di avere acqua, se non in “casa”, per lo meno nel villaggio; di conseguenza più igiene e meno possibilità di contrarre malattie. Il progetto prevede la posa in opera, nel punto più alto del paese, di una grossa cisterna per la raccolta di acqua piovana, l’analisi e potabilizzazione della stessa, la ridistribuzione nelle case in muratura e in alcune fontane pubbliche, a cui potranno attingere anche le centinaia di persone che vivono in capanne ai margini del villaggio.
Oggi, grazie all’aiuto di molti francescani, di tante persone ed associazioni, possiamo dire con gioia di aver raggiunto lo scopo. Ma soprattutto dobbiamo ringraziare Dio che, consentendoci questo successo, ha dimostrato che questo progetto è stato per primo voluto da Lui.
E sabato 1° dicembre, durante una solenne celebrazione liturgica svoltasi nella nostra parrocchia, sono stati consegnati al Vescovo di Kisii Mons. Joseph Mairura e a Don Salvatore Niciteretse, in rappresentanza della diocesi di Bururi (Burundi), i fondi necessari alla realizzazione delle due opere. q

Pistoia: maglie di calciatori all’asta per finanziare la costruzione di scuole in Tanzania
Serena Venturi
  Pistoia: la madrina del progetto

Un regalo davvero speciale per il Natale? Perché non le maglie autografe di un campione di calcio; se poi dietro c’è anche un intento benefico, allora la sorpresa è ancora più bella. E’ ciò che è accaduto il 23 dicembre a San Domenico di Pistoia, dove sono state battute in una vera e propria gara al miglior offerente le magliette dei più famosi tacchetti attualmente in campo. Dalle ore 16 alle 19 nel salone interno al chiostro della Chiesa di San Domenico, sul tavolo del battitore sono sfilate le maglie, rigorosamente originali, di Vieri, Mihajilovic, Ronaldo, Shevchenko, Morfeo, Filippo Inzaghi, Cois, Bettarini e tanti altri. Insieme a quelle dei calciatori, c’era anche la maglia azzurra indossata a Sidney dal fiorettista pistoiese Gabriele Manni. Dietro questa speciale vendita c’è il progetto benefico per la realizzazione di scuole e case di accoglienza per studenti in Tanzania, che l’A.C. Pistoiese ha organizzato, accogliendo con slancio la proposta del Centro Animazione Missionaria Cappuccini Toscani che ha sede in Prato. E così, grazie all’impegno comune di Giuseppe Bruni, Mario La Civita, Giampiero Tommasi, Società “Nel Blu” e dello stesso Gabriele Manni, è nato il “Progetto Scuole Tanzania Natale 2001”. Le sorprese non sono terminate qui: battitore d’eccezione è stato Max Laudadio delle “Iene”, insieme alla simpaticissima Miriana Trevisan.
Pistoia: i confratelli cappuccini con i presentatori dell’astaChi ha ancora nel cuore i campioni del passato ha potuto incontrare Celina Seghi, Sergio Brio, il celebre terzino della nazionale Comunardo Niccolai, Mazzinghi e, per quanto riguarda i tempi d’oro del Basket pistoiese, ha ritrovato Matteo Laura, Stefano Magnolo, Andrea Forti e Claudio Crippa.Insomma un pomeriggio di sport e divertimento, che ha avuto anche come ospite d’onore e madrina del progetto, l’attrice - indossatrice Youma Diakite, proveniente dalla regione africana del Mali. Un concerto inaugurale di Giovanna Biazzarri, la pianista di “Sottovoce”, ha dato il la all’iniziativa. Finalizzata allo stesso progetto, la cena al “Legno Rosso” al termine della giornata. Infine il giorno 24, in via Roma, dalle 16.00 in poi, è stato allestito uno spettacolo per bambini con artisti di strada e giocatori della “Caripit Basket” e della Pistoiese; le offerte sono state sempre indirizzate al progetto scuole in Tanzania; per chi vuol saperne di più su questa bella iniziativa, esiste anche un sito internet offerto dalla società Ideama di Gabriele Manni: www.centromissionaria.org.
Il Centro Animazione Missionaria dei padri cappuccini, ringrazia gli amici ideatori e organizzatori delle due giornate di solidarietà, i cittadini pistoiesi che vi hanno partecipato e i giovani della Gi.Fra di Pistoia e Prato che hanno collaborato alla realizzazione logistica.q

Kibaigwa: la gallinella di mama Beata.
Padre Egidio Guidi

Kibaigwa: Mama Beata con i volontari del campo lavoro 2000Sono arrivato a Kibaigwa da un mese e mezzo e mi sembra di esserci sempre stato. Forse perché tanto tempo fa vi dissi la prima Messa, ai pochi cristiani radunati nella casa del vecchio Paoli; forse sarà che in tanti anni (38) ci sono passato tante volte da queste parti e, rivedendo sempre la vecchia chiesetta, rivedevo come in un film i miei primi anni da missionario. Sarà che la gente, specialmente i più vecchi, non mi hanno dimenticato e mi hanno accettato di nuovo, anche se di nuovo in questo vecchio missionario c’è rimasto ben poco.
Oggi, quando abbiamo portato mama Beata a Ihenge per la sepoltura, ho capito molto chiaramente il perché a Kibaigwa mi ci sono trovato come a casa mia: c’era lei, la mamma di tutti i missionari e di tutti i campi lavoro.
«Mangia padre Egidio, devi rimetterti! Perché hai rimandato il mangiare, forse non ti è piaciuto? Vedi come hai cambiato colore!» Ed io ridendo le mostravo le mani sporche di grasso e i vestiti impolverati di rosso come la terra infuocata di Kibaigwa. «Altro che colore, questo è sporco!» Allora lei rideva scrollando la testa, come una mamma che sa di aver a che fare con un figlio incorreggibile.
«Padre Egidio non viaggiare di notte é pericoloso, ci sono i banditi. Dimmi, cosa ti piace di più la mattina?» A me basta un uovo fresco o al tegamino. E allora via a darsi da fare con la Filomena per trovare le uova dei contadini. Già! Le uova!
Mettendo insieme le provviste per il viaggio fino a Kibakwe di tutti i parenti, amici, e i rappresentanti della parrocchia per il commiato a mama Beata (pensate, vi erano tre macchine stracolme e il camion pieno), oltre a granturco e fagioli hanno pensato bene di mettere un gallo e una gallinella vicino alla bara.
Siamo partiti alle nove e arrivati alle due e mezzo. Dopo i primi 45 Km di asfalto, abbiamo fatto gli altri cento su strada sterrata: polvere a non finire, buche in serie, fossi e catrafossi, con il pianto nel cuore e il pensiero che forse non avevo fatto tutto quello che era possibile per mama Beata; che forse Padre Fabiano avrebbe fatto di più e molto meglio di me appena arrivato.
Al momento di buttare la prima palata di terra, mi è preso un attimo di sconforto e mi sono nascosto a pregare da solo nella macchina. Guardandomi attorno ho visto i due poveri polli accovacciati l’uno vicino all’altro, quasi fossero consapevoli di quello che avveniva là fuori, ed ho sorriso dentro di me.
Poi tutto è finito: p. Leonardo, p. Carlo, p. Respice, p. Gaitan, p. Gordian, hanno dato l’ultima benedizione mentre il canto “la nostra speranza è nel Signore” si perdeva nel cielo azzurro.
Subito è cominciato il trambusto alle macchine: chi doveva salire sul camion, chi trasferirsi da una macchina ad un’altra, chi chiedeva un passaggio perché fratello, sorella, nipote. Haya! Tutto a posto? Salite!
Ecco che viene Filomena e mi mostra un uovo fresco: «ma dove lo hai preso?» domando - «Lo ha fatto ora la gallinella della mama Beata». Una voce sottile e materna mi sussurrava all’orecchio: «Grazie Padre Egidio, su, beviti un uovo fresco e arrivederci».
“Asante mama Beata hai voluto rifocillarmi anche dal Cielo, come avevi fatto sempre con tutti i missionari e i giovani di tutti i campi lavoro, fedele al tuo voto segreto di donare la tua vita a servizio dei missionari nell’umile lavoro di cuoca. Il Signore ti dia la ricompensa promessa a chi aiuta un suo discepolo, a te che sei stata mamma per tutti, e li hai chiamati tutti per nome prima di morire: p. Tommaso, p. Valerio, p. Francesco Mill, p. Santino, p. Pietro, p. Silvano, p. Fabiano, p. Silverio, p. Alessandro, p. Enrico, p. Vincenzo, p. Angelo, p. Mario, p .Silvano Vedovini, p. Egidio, p. Angelico, le tue Suore della Misericordia, quelle di Santa Gemma e Suor Michela, p. Corrado, p. Flavio: nel tuo delirio li vedevi tutti e a tutti donavi la tua sofferenza.
Non so chi mi aveva spinto a venire da te dopo pranzo cantando “Beata me dicent omne generatione“: era l’ultimo pranzo per la comunità di Kibaigwa, e tu ridevi contenta.
Ciao mama Beata! q

Non so dove prendere i soldi...
Suor Maria Francesca

Carissimo Padre Corrado e cari genitori adottivi, il Signore Gesù, che si è fatto piccolo e debole per nostro amore, sia per noi luce che illumina le tenebre e pace più sicura di ogni violenza! Questo è il nostro augurio da questa calda terra di Nigeria, calda non solo per il clima ma per le violenze, intolleranze e assassinii che si moltiplicano ogni giorno senza che nessuno possa impedirlo o porvi rimedio (così sembra!). Gesù è venuto a portare pace e consolazione ma sembra che gli uomini (e le donne) siano sempre più incapaci di riceverla!
Ancora una volta vogliamo ringraziarvi dal profondo del cuore per l’aiuto dato perché i bambini da voi adottati possano avere una vita migliore e un futuro, in questo mondo così difficile e sempre pronto a schiacciare i deboli, il sorriso dei nostri bambini, riflesso di quello del Bambino di Betlemme, vi ricompensi della vostra generosità e porti benedizioni sul Nuovo Anno.
Purtroppo, tutti gli adottati hanno finito i soldi che portai l’anno scorso. Qualsiasi cosa tu sia riuscito a raccogliere, caro Padre Corrado, per favore cerca di mandarlo con la prima persona che viene perché mi trovo in imbarazzo e quando verranno a chiedermi soldi per il secondo trimestre non so dove prenderli!
Grazie con tutto il cuore per il vostro aiuto e auguri di ogni bene per il nuovo anno a tutti voi e alle vostre famiglie.
Con fraterno affetto in Francesco e Chiara.
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